Scoprire l’India in una Spa

India lavora nella Spa di un albergo dove si curano i dolori con i fanghi e ci si rilassa nelle calde acque termali.
Gli occhi neri e la pelle ambrata li ha avuti in eredità del padre algerino, invece la bellezza e la dignità delle donne venete l’ha presa tutta da sua madre.
Mentre con mano delicata esegue la pedicure, per rompere il silenzio butto lì una banale osservazione. «C’è sempre così pieno?». Lei risponde: «Si, la gente è stressata, cerca riposo per la mente».
Il discorso scivola sulla capacità dei giovani stranieri di farsi strada nel lavoro. Le cito la frase di Steve Jobs in cui incitava ad essere «affamati e folli», convinta che quanti hanno provato la fame, non solo di cibo, con l’ingegno e l’ambizione possano trasformare l’iniziale svantaggio in opportunità.
Mi rivela che il suo compagno era poverissimo quando con una massa di disperati si è imbarcato a Valona su una nave arrugginita verso Bari. Ha cominciato a lavorare nei cantieri fin da ragazzo e adesso ha un’impresa edile tutta sua.
Le chiedo se anche suo padre si è inserito bene. Scuote la testa raccontando che, nel centro di accoglienza, aveva iniziato a fare uso di droghe per attutire il disagio di non aver trovato niente di ciò che aveva ipotizzato. Non ha mai smesso e la famiglia non ha retto. Lavorava saltuariamente mentre la madre faceva due, tre lavori per mantenere i figli.
Il necessario non è mai mancato ma non è stato semplice vivere in bilico tra due culture e mangiare un pane familiare impastato con le parabole di Gesù e le sure del Corano.
Diventa ancora più complicato quando alle restrizioni si aggiungono i pregiudizi di cui si caricano le diverse comunità. Così come il convivente di India si riconosce ancora in una cultura guidata dal codice di diritto del Kanun, il padre si oppone alla loro relazione non accettando a priori le sue origini albanesi.
C’è un filo rosso di violenza anche nella negazione delle famiglie quando una nipote non riconosciuta dal principio di appartenenza diventa straniera nel cuore.
La sola volta che India ha parlato con la nonna magrebina aveva diciotto anni. Le ha domandato cosa volesse in regalo dall’Italia. «Soldi!». È stata la venale risposta, affermando che alcuni legami di sangue sono tenuti da nodi più duri da stringere che da sciogliere.
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