Al femminile

Morire d’amore a quasi novant’anni

Perché ci colpisce così profondamente la tragedia di Germano De Luca, l’anziano che ha perso la vita schiantandosi contro un pullman carico di studenti
L'incidente nel quale ha perso la vita Germano De Luca - Foto Vigili del Fuoco © www.giornaledibrescia.it
L'incidente nel quale ha perso la vita Germano De Luca - Foto Vigili del Fuoco © www.giornaledibrescia.it
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Gli avevano sospeso la patente e sequestrato le chiavi, ma lui, con un gesto imprudente, ha deciso comunque di mettersi alla guida del suo Suv. Perché ci colpisce così profondamente la tragedia di Germano De Luca, l’anziano che ha perso la vita schiantandosi contro un pullman carico di studenti?

Forse perché quell’incidente potrebbe capitare a un nostro familiare che fatica ad accettare l’idea di dove appendere al chiodo le chiavi della sua libertà?

In questa storia si riflette la fragilità della nostra società, dove l’età pesa come un marchio e conservare la propria indipendenza diventa quasi un obbligo. Per molti anziani, l’automobile rappresenta un mezzo per spostarsi: per fare la spesa, andare in farmacia o al cimitero. La perdita di quell’autonomia significa dipendere completamente da altri, per questo affrontano l’esame di rinnovo della patente con tenacia.

Non ci si fida dei riflessi di un ultraottantenne, ma non è facile ammetterlo apertamente. A volte i figli sono costretti a ricorrere a sotterfugi per convincere i genitori a passare sul lato del passeggero.

Germano, però, di figli che si preoccupassero per lui non ne aveva. Era assistito solo da un amministratore di sostegno poiché spendeva più del dovuto. La gente del paese lo considerava uno scapolo mite, un uomo che, come tanti, non sopportava l’idea di avere in casa una badante. Eppure, su di lui e sull’immagine dell’auto accartocciata è emerso un solo pensiero: «Il solito vecchio che si ostina a guidare». Solo quando si è saputo che voleva raggiungere la donna di 90 anni della quale era innamorato, trasferitasi di recente a San Donà di Piave, un velo di compassione è calato sulla vicenda.

Quella mattina non stava bene e si sentiva solo. Così, dopo aver messo della biancheria pulita in un borsone, senza avvisare nessuno ha preso il doppione delle chiavi ed è partito. Chissà perché non ha preso un pullman? Forse ha pensato che seguendo la Strada provinciale sarebbe arrivato in fretta e, a quell’ora, difficilmente l’avrebbero fermato. L’hanno giudicato irresponsabile e pericoloso. Eppure, quel viso magro della fototessera, segnato da brune macchie senili e con gli occhi neri infossati, suscita una grande pena.

E mentre i parenti organizzavano il funerale, i ladri hanno svuotato la sua casa. Ma il desiderio di indipendenza e l’amore che il povero signor Germano ancora custodiva nel suo vecchio cuore, nessuno ha potuto portarglieli via.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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