Al femminile

La quaresima non è un digiuno intermittente

Papa Francesco amplia il concetto e, facendo riferimento alla liturgia, consiglia il migliore digiuno da adottare: quello dalle parole negative
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All’uscita da un ristorante un gruppetto di amici commenta la salassata ricevuta insieme al conto. Quand’ecco che Riccardo con la sigaretta pencolante fra le labbra butta lì una frase inaspettata: «La carne era ottima, ma oggi è venerdì di Quaresima e avremmo dovuto mangiare di magro».

Non sono i soli che osservano con distacco il culto religioso e senza volerlo diventano parte di quel processo che sta svuotando le Chiese e gli oratori. Ma ecco che Papa Francesco amplia il concetto e, facendo riferimento alla liturgia, consiglia il migliore digiuno da adottare: quello dalle parole negative, da tensioni e amarezza, dal pessimismo e dal malcontento, dall’egoismo e dalla mancanza di perdono.

Egli parla di un silenzio necessario per ascoltare gli altri e viene istintivo pensare agli uomini che con le loro decisioni incidono sulle guerre e influiscono sulle vite di tanti. Il loro allenamento alla pace nei quaranta giorni che anticipano la Pasqua porterebbe a cambiamenti significativi.

Pensate a un digiuno dagli egoismi e da tutte le violenze sostituito da riconciliazione e finezze verso quelli che ci sono vicini, dalla pulizia di ciò che è stato sporcato e dal ringraziamento di coloro a cui non rivolgiamo mai un pensiero di gratitudine. Una bella utopia.

In questo periodo chi parla di digiuno intende perlopiù il metodo «intermittente» che non viene praticato per purificare l’anima bensì per dimagrire, riattivando il metabolismo.

Chissà se la capacità di cambiare è una caratteristica che si trasmette da una generazione all’altra come la flessibilità o il daltonismo. In giro si trovano un sacco di procrastinatori che trovano sempre una ragione per rimandare gli impegni. Sia che si tratti di sistemare una cantina o di programmare la coesistenza fra i popoli, resta sempre qualcosa in sospeso in attesa del momento propizio.

Vale a dire che la strada della decisione, al netto delle buone intenzioni, come nel gioco dell’oca è piena di imprevisti e capita facilmente di restare fermi un giro o di tornare al punto di partenza.

È nella sfida che si giudica questo periodo di Quaresima. Prendo come modello la mia amica Alba la quale, seppure vivrebbe di cioccolata, osserva ogni anno il proposito di eliminare i dolci.

Con il suo «fioretto» non cambia il mondo, ma dimostra a se stessa che può governare il mondo che ha dentro di sé.

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