La nostra storia: 80 anni di Giornale di Brescia, dall’inizio
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La guerra non era ancora finita, l’eco dei proiettili scandiva ancora le ore di quel giorno, un giovedì. Giovedì 26 aprile 1945. A Brescia come sul Mortirolo i partigiani stavano ancora respingendo i tedeschi in fuga e i cecchini fascisti. Eppure c’era già chi pensava ad un’urgenza, quella di restituire una informazione libera ai bresciani dopo la lacerante esperienza del Ventennio e della Rsi.
Cronisti di lungo corso e giovani senza esperienza si riunirono in Broletto, dove avevano avuto sede «Il Popolo di Brescia» prima e «Brescia Repubblicana» dopo. Qui il Comitato di liberazione nazionale, formato dai partiti antifascisti, diede vita al Il Giornale di Brescia, che uscì l’indomani con il suo primo numero.
Qui trovate tutta la storia, dall’inizio.
Anni Quaranta
1945, 27 aprile
In Broletto la rotativa «gira» con alla guida Gaetano Coeli
Il Giornale di Brescia è l'organo del Comitato nazionale di Liberazione
«Brescia è libera» annuncia a tutta pagina il titolo del primo numero de Il Giornale di Brescia. Un titolo a caratteri cubitali a significare la «fine di un momento doloroso, il tramonto del passato regime e della guerra, ma anche, tramite la nuova voce che si innalza dal grigiume della stampa di regime, la nascita di una fonte di informazione in grado di raccogliere l'eredità del Cittadino, distrutto nell'ottobre 1926 dalla violenza fascista».
Il Giornale di Brescia è l'organo del Comitato nazionale di Liberazione. Si compone di sole due pagine. Reca otto colonne di testo. Costa una lira. Per qualche tempo non è un giornale del mattino: esce infatti nel pomeriggio, alle ore 16.
Nell'antro medievale al pian terreno del Broletto in via Cardinale Querini al civico 1 lavorano giornalisti con biro e ancora con cannuccia e calamaio, fianco a fianco a tipografi chini su datate linotype (alcune, addirittura, risalenti al 1902). Una Madonna raffigurata in un quadro appeso alla parete di fondo, «della scuola del Romanino», protegge il lavoro delle maestranze. «Spesso – ricorda un testimone – i tipografi portavano a questa effigie fiori di campo». Al primo piano hanno sede gli uffici dell'amministrazione del giornale.
28 aprile
Sin dalla prima ora, il ricordo vivo dei Caduti per la Libertà
«Abbiamo voluto subito ricordare nel nuovo Giornale di Brescia il giornalista Luigi Vecchi – onora la memoria del collega scomparso il responsabile Gaetano Coeli a tre giorni dalla fine del conflitto – come il nostro martire e alla Sua memoria eleviamo oggi il nostro commosso pensiero, certi che il suo sacrificio non sarà vano: anch'egli ha contribuito con il Suo sangue a infrangere le catene della schiavitù e a aprire la strada della libertà».
6 maggio
La rubrica «Voci dei lettori»
Dalle prime edizioni il giornale apre uno spazio fisso di dialogo con la comunità di appartenenza: i suoi lettori.
9 maggio
Il Giornale di Brescia e la Voce cattolica: unici giornali autorizzati
La Prefettura di Brescia, d'accordo con il Comando alleato, comunica che sono soltanto due le testate autorizzate nel territorio provinciale. Ogni altra pubblicazione e gli affissi e manifesti murali sono sospesi, salvo preventiva autorizzazione del Comando stesso.
12 maggio
Per un ruolo «concreto e fattivo» della donna
Tra i primi editoriali pubblicati il giornale si prodiga per una piena emancipazione femminile. Alla donna devono competere «responsabilità precise», «mansioni determinate in tutti i campi della vita politica, sociale, economica e culturale della nazione».
21 maggio
Il giornale in vendita a 2 lire
In relazione all'aumento del costo delle materie prime e alle difficoltà contingenti per gli approvvigionamenti della carta, il prezzo del quotidiano raddoppia. È messo in vendita a 2 lire.
22 maggio
Sotto la direzione di Leonzio Foresti
La prima composizione del corpo redazionale annovera Mino Pezzi, Ferdinando Cavalli, Alfredo Gatta, Vittorino delle Cese, Sandro Furlan, Bruno Marini, Peppino Lombardi. Tutti hanno il «gradimento del Cnl nei giorni post Liberazione». Alcuni sono tecnici, altri rappresentanti dei partiti. Foresti «proveniva dalla Dc, Marini dal Pci, Delle Cese dal Pli. In tipografia vigeva una diarchia: direttore Aldo Comola, proto Giulio Schinetti. Due istituzioni».

1946, 28 novembre
«Il nostro Coeli è morto»
Tecnico e conoscitore sicuro di ogni materia giornalistica, Gaetano Coeli lavora a Brescia negli anni Trenta dapprima per la Sentinella, organo dei liberal-moderati, poi per Il Popolo di Brescia, testata del Pnf locale. Allontanato dal giornale e arrestato durante la Repubblica sociale italiana, dopo il 25 aprile viene scarcerato e partecipa alla nascita de Il Giornale di Brescia. Rimane la sua presenza in redazione, «nelle memorie che vanno contro il tempo: egli è qui vicino, è con noi ancora, al suo tavolo di lavoro o accanto al bancone della tipografia, nella notturna fatica che ci ha affratellati e che spiritualmente ci ha legati con un vincolo indissolubile».

1947, 15 gennaio
Un nuovo Consiglio di Amministrazione per il giornale
L'Editoriale Bresciana S.p.A., editrice del giornale, si costituisce davanti al notaio Ottorino Navoni il 15 gennaio 1947. Presidente è nominato il professor Rizzardo Secchi, «emerito medico internista cittadino cresciuto alla scuola del famoso Augusto Murri. La guerra gli aveva portato via il figlio Tita, partigiano delle Fiamme Verdi». Nel Consiglio di Amministrazione siedono gli imprenditori Emilio Franchi e Filippo Tassara, l'ingegnere Corrado Orazi, direttore generale della fabbrica Om, e l'avvocato Bortolo Rampinelli. I consiglieri, garante il vescovo di Brescia Giacinto Tredici, sottoscrivono un patto per difendere i valori di libertà e democrazia, e per favorire il progresso economico, culturale e sociale della comunità bresciana, ispirandosi ai valori cattolici.
I sindaci eletti nel Collegio risultano: Giovanbattista Bossoni (Presidente), Giuseppe Libretti e Antonio Pochetti.
Nel 1947 il giornale è in vendita dalle 6 alle 10 lire. La tiratura media si assesta sulle 26.063 copie, con una vendita media di 24.719 unità
«La generalità dei lettori – si compiacciono gli amministratori già nel primo Consiglio – gradisce e apprezza un giornale che, senza assumere un determinato colore politico, segua quotidianamente con assidua cura e specifica competenza nel quadro generale della vita nazionale, i problemi economici e sociali, con speciale riguardo alla città e alla provincia di Brescia. […] Il giornale – ribadiscono – deve assecondare ogni attività di iniziativa di progresso e di miglioramento in tutti i campi, con particolare riguardo a quello produttivo, e con vivo interesse per l'elevazione morale e materiale delle classi meno favorite».
Viene nominata inoltre una Commissione di garanti con il compito di tutelare la linea di equilibrio e di equidistanza politica del quotidiano. Ne fanno parte, oltre allo stesso Tassara, il liberale Marziale Ducos e il democristiano Bruno Boni.
La costituzione dell'Editoriale Bresciana avviene solo una volta chiusasi la complessa vicenda azionaria di un quotidiano locale del Ventennio, Il Popolo di Brescia (rititolato Brescia Repubblicana dopo l'8 settembre 1943) i cui conti, per volere del Partito fascista bresciano, venivano accollati alla Fiat Om. Nel marzo 1944, con atto d'imperio del regime, gli azionisti Fiat Om devono cedere la totalità delle loro azioni alla locale Federazione dei fasci repubblicani. Alla caduta del fascismo il 25 aprile 1945 questo pacchetto azionario rimane congelato. La gestione amministrativa del quotidiano, uscito con la nuova testata Il Giornale di Brescia, è affidata dal prefetto Pietro Bulloni al commissario prefettizio Settimio Parola. Bulloni rimane in carica soltanto quattro mesi, dopodiché subentra Antonio Pochetti.
La restituzione del pacchetto azionario ai legittimi proprietari avviene, come per altre testate italiane, soltanto nell'ottobre 1946, tre mesi dopo che il ministro del Tesoro ha definito con decreto la relativa procedura. Viene firmato preliminarmente a Roma dall'amministratore delegato della Fiat Vittorio Valletta, dal senatore Lodovico Montini e dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi un lodo di privatizzazione della testata con l'acquisto appunto da parte di soggetti privati.
Progressivamente poi la proprietà si consolida nelle due banche bresciane con la maggioranza delle azioni in capo alla Banca San Paolo di Brescia e una importante quota di minoranza al Credito Agrario Bresciano. La normativa bancaria, all'inizio degli anni '80, impone alle banche di cedere le partecipazioni nelle società editrici, le azioni sono cedute dagli istituti di credito a Fondazione Tovini e alla Fondazione Credito Agrario Bresciano.

26 aprile
L'inizio della «vita regolare ed indipendente» della testata
A un anno dalla fine della guerra il «magazzeno è molto migliorato», anche per quanto riguarda le scorte di carta. Il quotidiano supera «con tranquillità il periodo invernale in cui le assegnazioni mensili di tale materia prima» si erano ridotte fino al 30 per cento. Risultano «notevolmente aumentati» gli introiti sia per i progressivi aumenti nel prezzo del giornale sia per la crescita della tiratura.
Due anni dopo l'avvio della rotativa, «terminato il periodo di transizione dovuto ai grandi avvenimenti politici che hanno segnato col sangue dei nostri eroi il secondo Risorgimento della Patria», il giornale, tornato in possesso dei suoi legittimi proprietari, nomina il nuovo Consiglio di Amministrazione. «Comincia la sua vita regolare ed indipendente. Vita certo non facile, ma piena di doveri e di responsabilità in questa faticosa rinascita nazionale, appesantita dalle conseguenze morali e materiali di un lungo malgoverno civile e di una durissima disfatta militare. Consapevole della grande importanza della pubblica stampa per la ricostruzione dell'Italia e degli italiani, il nostro quotidiano – questo l'obiettivo dichiarato dal neoletto Consiglio – guarda la sua missione ispirandosi all'esempio dei nostri caduti sui campi dell'onore e agli ideali dei nostri magnifici partigiani caduti in purezza di intenti sotto il piombo fratricida o trucidati dalla bestiale ferocia teutonica, ma pur sempre in piedi sopra di noi, con le ciglia aggrottate sulle nostre discordie, con l'indice teso verso la meta che essi hanno segnato e per la quale hanno donato giovinezza e vita: la libertà e la pace fra gli uomini».
1948, 28 maggio
La campagna pubblicitaria avviata dal presidente Antonio Folonari
Diventato presidente, Antonio Folonari ingaggia un illustratore per la prima campagna pubblicitaria di abbonamenti alla testata. Nel dicembre 1948 viene realizzato un manifesto graficamente visionario per i tempi: un occhio stilizzato tricolore senza alcun'altra indicazione a indicare il quotidiano «come testimone degli accadimenti quotidiani e nello stesso tempo il lettore che apprende dal giornale quegli accadimenti. Un gioco troppo allusivo – commenta un testimone con il senno di poi – per tradursi in un ritorno commerciale».
30 dicembre
Da Il Giornale di Brescia al Giornale di Brescia di nuovo formato
Il giornale adotta da questa data un formato più grande, impostato su nove colonne, come la generalità dei quotidiani del tempo
Il presidente Folonari investe nella modernizzazione tecnologica. Sostituisce la vecchia rotativa Albert (risalente al 1934) allogata in Broletto in una specie di antro, con una più avanzata Womag Plaen. Prima di entrare in azione per la tiratura del giornale, il macchinario riceve la benedizione rituale impartita da monsignor Paolo Guerrini, collaboratore della testata.
Il giornale adotta da questa data un formato più grande, impostato su nove colonne, come la generalità dei quotidiani del tempo.
1949, 18 aprile
Alla guida il direttore Mino Pezzi
Nutrito di buone letture acquisite sui banchi del cittadino Liceo Arnaldo, Mino Pezzi da giornalista «cesellava i suoi scritti, aveva una specie di timidezza nei rapporti con la penna, come se lo scrivere fosse il denudarsi in mezzo alla gente. Sportivo praticante, aveva il gusto della moderazione, del tenersi sottotono, dell'understatement di gusto inglese».



Anni Cinquanta
1950, 11 marzo
Due nuovi soci, la Banca San Paolo di Brescia e il Credito Agrario Bresciano
I due istituti di credito locali acquisiscono la maggioranza delle azioni del giornale e l'11 marzo 1950 entrano a far parte del nuovo Consiglio. Nell'assise siedono Giovanni Bossoni (Presidente), Pier Giuseppe Beretta, Ercoliano Bazoli, Giuseppe Libretti, Gino Rovetta, Adriano Secchi Villa. Nel Collegio dei Sindaci sono nominati Leone Regazzoli, Alessandro Bontardelli, Andrea Facchi e Silvio Pelizzari. Direttore amministrativo è Giuseppe Rovetta.
Il 12 maggio 1951 comincia la presidenza Secchi Villa. Resta in carica sino al 7 aprile 1968. È affiancato dai consiglieri: Leonzio Foresti, Pierfranco Biemmi, Giulio Bruno Togni, Luciano Zilioli, Francesco Wührer, Pier Giuseppe Beretta. I Sindaci sono Stefano Minelli e Aldo Facella.
Tre i compiti più impegnativi affrontati durante il mandato: miglioramento delle attrezzature tecniche, riassetto dello staff redazionale e l'acquisizione di un'area per la nuova sede del giornale. Su quest'ultimo obiettivo, sono avanzate due alternative: erigere il nuovo complesso editoriale in un'area dell'hinterland, «dove il metro quadro costava certamente molto meno», oppure mantenere la sede del giornale nel «cuore della città, in un'area di facile accessibilità, ma con un complesso unitario che comprendesse in blocco uffici e stabilimento». Ha la meglio la seconda opzione.
15 marzo
Il direttore Alberto Vigna
Vengono introdotte alcune novità, da ritocchi all’impaginazione all'acquisto di nuovi caratteri tipografici per i titoli
Laurea in legge, orientamento liberale, giunge alla guida del giornale Alberto Vigna. È cresciuto professionalmente alla scuola intransigente di Giulio De Benedetti a La Stampa. Porta alla redazione bresciana un «clima di cordialità e di colleganza umana». Nella confezione tecnica instaura novità: dai vari ritocchi all'impaginazione all'acquisto di nuovi caratteri tipografici per i titoli. Sono anni in cui nei maggiori quotidiani comincia ad affermarsi il contenuto fotografico. Vigna convince gli amministratori ad acquistare un'apparecchiatura costosa per il tempo denominata «clisciografo», del valore di ben 4 milioni e mezzo di lire. Il giornale è il secondo quotidiano a disporne dopo La Stampa.
Con Vigna si registra anche un altro primato: il giornale è primo in Italia ad avviare la rubrica settimanale dei motori. Del direttore fa sensazione un articolo di fondo pubblicato il 5 novembre 1957, La voce di Dio, in cui Vigna prega per la cagnetta Laika lanciata dai russi nello spazio.
Negli anni della direzione Vigna (1954-1960) la tiratura media sale a 27.687 copie al giorno. Le vendite si assestano sulle 26.178 unità. Il giornale esce a 8 pagine, raramente a 10. Costa 30 lire. La redazione è composta da 12 giornalisti professionisti. Nel 1959 si consumano 657.860 kg di carta, quattro volte quanto utilizzato nel 1947.





Anni Sessanta
1960, 4 gennaio
In poche ore l'operazione di trasloco alla nuova sede di via Saffi

Chiusa l'edizione del Lunedì del Giornale di Brescia con i nove macchinari ancora sotto le volte della medievale prigione bresciana, la linea produttiva è immediatamente trasferita nei sotterranei del moderno grattacielo di via Solferino angolo via Saffi. L'impresa ha un esito felice: il quotidiano nella nuova veste tipografica, alle ore 6 del 5 gennaio, è nelle settanta edicole della città e i fattorini l'hanno recapitato agli abbonati.
Sotto l'egida del direttore amministrativo Silvio Pelizzari, tocca al linotipista Giuseppe Baroni, al caporedattore Mino Pezzi, al capomacchina Faustino Aperti e al tecnico Aldo Velo (appositamente ingaggiato) fare «scientificamente a pezzi» le macchine per caricarle smontate sui camion della ditta Besenzoni, «specializzata in trasporti di particolare impegno».
La vastissima attrezzatura tipografica da questa data è «tutta nuova di zecca»
Se si escludono le linotypes, la vastissima attrezzatura tipografica da questa data è «tutta nuova di zecca». La «nuova sede dell'Editoriale Bresciana – conclude il giornalista Sandro Furlan – si può legittimamente affermare che rappresenti uno dei più moderni complessi del genere in Italia e in Europa». Nel giro di poco tempo le linotype salgono a diciannove. Operano due titolatrici automatiche Ludlow, due forni di fusione delle pagine in piombo, i nastri trasportatori delle copie a sistema di presa pneumatica della svizzera Ferag Hinwill, la piegatrice Zandam. Il ricambio d'aria negli ambienti di lavoro è assicurato da un climatizzatore a ciclo continuo della Marelli. I sistemi di ricezione Olivetti dei notiziari di agenzia e la stampatrice delle telefoto sono macchinari d'avanguardia.
Gli inviati dei grandi quotidiani quando, com'era d'uso, per la trasmissione dei loro servizi chiedevano ospitalità in redazione, rimanevano ammirati dall'eleganza dell'arredo e dal comfort della logistica rispetto alle sistemazioni anguste allestite all'interno degli ambienti delle loro testate anche nazionali.
16 marzo
Il saluto del nuovo direttore Vincenzo Cecchini

«Un'opinione bene informata è una condizione necessaria in una società libera, giusta e ordinata», parole del nuovo direttore Cecchini. «Tanto necessaria in un'epoca di transizione, in un mondo in rapida evoluzione, in un'azione che, come la nostra – continua Cecchini – ha bisogno di consolidare le sue libere istituzioni, il suo costume democratico, la sua moralità pubblica».
«Cecchini, romano, laureato in legge», proviene da una «ricca esperienza professionale, politica e umana. Era stato per lunghi anni accanto ad Alcide De Gasperi quale capo dell'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio e poi a Bruxelles dove si era arricchito di contatti internazionali conoscendo protagonisti e momenti del primo lievitare europeistico». «Esigeva il concetto della continuità nella collocazione e nella cadenza delle rubriche, delle pagine speciali, del notiziario quotidiano. Il giornale, diceva, è un'abitudine, come il buon caffè che si trova in un buon bar. Non si deve disorientare il lettore».
La tiratura media di copie sale a 39.521 unità, di cui vendute 34.067
Cecchini dirige il giornale per diciotto anni, durante i quali la testata aumenta il numero delle pagine e delle copie vendute. Mantiene pressoché invariato il rapporto con il colonnaggio della pubblicità. Nel 1970 la media delle pagine è di 15,1. I redattori ammontano a 20 (tra gli altri, Elio Sangiorgi, Ferruccio Furri, Gianni Nocera). La tiratura media di copie sale a 39.521 unità, di cui vendute 34.067. I contenuti si ampiano con nuovi servizi e rubriche.
1964, 13 maggio
La presidenza di Giulio Bruno Togni
«Classe 1919, laureato in Legge, esponente di una famiglia che colloca il proprio nome nell'albo degli illuminati e coraggiosi pionieri dell'industria bresciana», Togni ha alle spalle una matura esperienza amministrativa e politica. Secondo presidente della Camera di Commercio nel dopoguerra succedendo all'avvocato Bortolo Rampinelli, presentatosi nella lista della Dc, Togni è deputato nella legislatura 1958-1963.
Nel 1964 il giornale in edicola costa 50 lire. La percentuale della pubblicità in rapporto al testo si mantiene intorno al 22%.
Ad affiancare Togni entrano in Consiglio successivamente negli anni Stefano Minelli, Vittorio Montini, Giovanni Martinazzoli, Pompeo Anelli, Alberto Folonari, Pier Giuseppe Beretta, Angelo Rampinelli e Piero Corna Pellegrini.
Togni è presidente dell'Editoriale fino al 1996, restandone in seguito presidente onorario. Sotto la sua regia – attesta il direttore Gian Battista Lanzani – la testata diventa «autorevole, rispettata, florida. Rispettoso dell'autonomia dei direttori che si sono succeduti, è vicino a loro con la sua sagace attenzione (amava definirsi «il primo lettore del giornale») e con la sua cultura, con la sua capacità di leggere in filigrana le domande e l'evoluzione della società con penetrante visione delle ragioni e dei meccanismi economici e giuridici».




Anni Settanta
1977, 14 ottobre
Il direttore Ugo Martegani alla ricerca e alla difesa di «valori autentici»

Tornato alla carta stampata dopo ventisei anni di giornalismo radiofonico RAI al fianco di Gustavo Selva, Martegani porta a Brescia di quel giornalismo romano «aspetti vivaci, talvolta ritenuti audaci rispetto alla compassata linea del predecessore». Punta a un «giornale vivo, fatto quasi in allegria, in redazione il tu, i servizi sulla battuta, narrati in testimonianza diretta».
Nel suo saluto ai lettori all'inizio di mandato, rivendica il primato dell'informazione scritta, la sua insostituibilità. «Giustamente» – afferma il nuovo direttore – il fondatore di Le Monde Hubert Beuve-Mery sostiene che la radio annuncia l'avvenimento, la televisione lo fa vedere, il giornale lo spiega. Martegani si propone di «sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d'onda» del lettore, interlocutore «attento, esigente, curioso dei fatti e delle idee, saldamente ancorato alle proprie tradizioni civili, culturali, religiose, il che non significa bloccato nelle secche di un conservatorismo miope e pigro». Punta a un giornale «lontano sia dalle pedagogie moderate, sia dalle suggestioni giacobine; un giornale non integralista, non populista, non fiancheggiatore per vocazione o per timidezza, non contemplativo ma teso, attraverso scelte omogenee, creative, autonome, alla ricerca, al recupero e alla difesa di una serie di valori autentici, riconoscibili al di là delle mediazioni e delle distorsioni delle ideologie».

Anni Ottanta
1980, 12 gennaio
La direzione di Gian Battista Lanzani
«Il giornale, tenendo fermo il metodo di un'informazione completa ed equilibrata ed intensificando l'attenzione ai fatti e ai problemi della vita locale – così si rivolge ai lettori al suo esordio da direttore Gian Battista Lanzani – contribuirà a difendere, con l'energia disarmata ma efficace delle idee, quel quadro di libertà e di civile convivenza del cui futuro molti dubitano».
Lanzani vuole valorizzare i «fattori che possono favorire la crescita di una comunità unita e fiduciosa nel proprio sviluppo, illuminando le ragioni di speranza che spesso sono nascoste nella cronaca umile di tutti i giorni». Non è solo. Fa affidamento sulla «solidarietà e sulla vicinanza dei lettori, della società bresciana fermamente ancorata alle tradizioni e ai valori che le sono propri, laici e religiosi, culturali ed economici, di élite e popolari, ma protesa a preparare un futuro più giusto ed equilibrato, più rispondente alle attese dei deboli e più carico di idealità per i giovani». Parte dalla gavetta. In quindici anni percorre tutte le tappe della carriera: prima capocronista, poi caporedattore, quindi vicedirettore, infine direttore. Vi rimane per quarant'anni, di cui 25 da direttore. Lasciata la direzione, Lanzani entra a far parte del Consiglio di amministrazione dell'Editoriale, continuando a dare il suo contributo allo sviluppo del giornale.
1983, metà ottobre
La nuova sede in via Solferino
La ditta Icos, ditta che vanta cantieri, tra l'altro, per le metropolitane di Milano e New York, inizia lo scavo per costruire tre piani sottoterra (per ben 18 metri di profondità) e un muro di contenimento. Il progetto e la direzione dei lavori sono affidati all'ingegnere Sam Quilleri e all'architetto Paolo Dabbeni. Della parte edilizia vera e propria si occupano le ditte Iceb e Lazzaroni. Cominciano – ricordava il giornalista Manuel Vigliani – ad allogarsi le attrezzature tecniche. Si installa la fotocomposizione (Itek-Usa), la formatura a lastre delle pagine (Kalle-Germania Federale), il sistema di spedizione.



La rotativa è una MAN, dapprima a 4, poi a 5 elementi: una «macchina che incute rispetto per la sua imponenza e che si fa ammirare per l'abilità con cui esegue il cambio fulmineo delle bobine in automatico». Il processo di produzione, ricorda un giornalista, «serviva in autunno anche a sacrificare ottime castagne introdotte di contrabbando in tipografia sfuggendo all'occhio severo ma leale del proto Franco Maestrini».
1984, 14 novembre
In funzione la rotativa Uniman offset

La nuova rotativa è il primo passo del radicale rinnovamento tecnologico del giornale, avviato quasi tre anni prima con la costruzione dell'edificio per la tipografia e la redazione.
Dal 14 novembre 1984 il giornale per la prima volta esce a 24 pagine, non diviso negli abituali due fascicoli, come imponeva la precedente rotativa, datata dal punto di vista tecnologico, anche se materialmente quasi nuova, pur essendo entrata in funzione all'inizio del 1960. Dai cilindri del macchinario in dismissione sono usciti, in quasi cinque lustri, circa 9 mila numeri.
Nella notte la nuova rotativa stampa le oltre 60 mila copie della tiratura in meno di un'ora e mezza: un «bel passo avanti – rimarca con orgoglio il direttore Lanzani – rispetto al vecchio valoroso impianto che finiva di girare soltanto all'alba».
Dal 14 novembre 1984 il giornale per la prima volta esce a 24 pagine, non diviso negli abituali due fascicoli
Il potenziamento dei servizi, l'aumento delle pagine, l'acquisizione di nuove importanti firme, le iniziative promozionali (come il Bingo) e l'entrata in funzione della moderna rotativa rientrano nella strategia dell'azienda, una strategia «meditata per anni con il senso di concretezza, con prudenza e con coraggio», per far crescere il giornale «con i propri mezzi, dipendente soltanto dal consenso dei lettori».
1985, 1° ottobre
Tutto il giornale in fotocomposizione
Da metà degli anni Ottanta tutte le pagine del giornale sono interamente fotocomposte. È una data storica perché segna la conclusione formale del lungo processo di rinnovamento tecnico che, preparato per anni con «ingente impegno», era iniziato nel novembre 1984 con l'entrata in funzione della nuova rotativa offset. I lettori hanno tra le mani un giornale dall'aspetto uniforme, dal principio alla fine. Non vi sono più differenze di composizione di stampa tra pagina e pagina perché la «vecchia tipografia, che funzionava a piombo, è chiusa, i crogiuoli spenti, le linotype ferme, i pesanti telai metallici abbandonati».
Dal 1986
Le scuole alla scoperta della composizione del giornale
A ritmo serrato iniziano le visite delle scolaresche alla redazione e alla tipografia del giornale: alunni e insegnanti possono così scoprire i segreti della confezione del quotidiano.
1986, luglio
Il giornale in vacanza al mare e sui monti
Mancano pochi minuti all'una di notte. Davanti all'ingresso della sala della rotativa, dove i giornali si ammucchiano in pacchi, attendono tre grosse automobili con i portelloni posteriori aperti.

I giornali cominciano ad arrivare e vengono caricati in capaci bagagliai. Un'automobile trasporta quintali e quintali di giornali a Verona: sono destinati poi a essere smistati su altre automobili dirette a Venezia, Jesolo, Rimini, Riccione e giù fino ad Ancona, ma anche verso il Trentino e verso la Versilia. Una seconda vettura è diretta nel Friuli. Alle ore 4 raggiunge San Donà, alle 5,05 Udine e alle 5,30 Grado dove lascia gli ultimi giornali, per iniziare con un po' più di tranquillità il viaggio di ritorno. Una terza vettura trasporta i giornali a Bergamo, Cremona, Piacenza, Pavia, infine Genova dove arriva alle ore 4 e da lì percorre tutta la Riviera di ponente fino ad Albenga. Qui lascia gli ultimi giornali che proseguono fino a Ventimiglia.
1987, 12 maggio
I quattro decenni della costituzione dell'Editoriale Bresciana
La giornata di celebrazione dei quarant'anni della società editrice è anche l'occasione per inaugurare la nuova sede del giornale, attiva già da qualche tempo. È un appuntamento, questo, che corona la profonda trasformazione e il vasto rinnovamento avviati agli inizi degli anni '80 e giunti a completamento.
Nuova sede, nuovi impianti, tecnologie produttive moderne sono soltanto i punti materiali più evidenti di un impegno per il giornale che, come precisa il direttore Lanzani, «vuole essere antenna ricevente e trasmittente, e non soltanto amplificatore, della realtà bresciana».
Nel 1987 del giornale si vendono 60 mila copie al giorno: il 17% in più rispetto a due anni prima.
La manifestazione ha i suoi momenti chiave nella premiazione per mano del presidente Giulio Bruno Togni dei dipendenti con almeno più di 25 anni di anzianità di servizio, della benedizione della rotativa da parte del vescovo Bruno Foresti, della dedica rispettivamente dell'auditorium alla memoria del consigliere d'amministrazione Giuseppe Libretti, della sezione relative ad archivio, biblioteca ed emeroteca a quella di Leonzio Foresti (primo direttore responsabile), della sala rotativa ad Aldo Comola, primo direttore della tipografia.
Il dinamismo del quotidiano
Di pari passo con il prorompente sviluppo dell'area economica bresciana, con il moltiplicarsi dei consumi, con il mutare del costume, nel giornale sono create ulteriori pagine speciali. Vengono incrementati i servizi. Sono aperte nuove rubriche tecniche, scientifiche, di fatti vari e di intrattenimento. Si assumono nuovi collaboratori. La redazione si accresce.
Si assumono nuovi collaboratori, la redazione si accresce
La pubblicità stessa, affidata alla Spe, trova nuove formule per calamitare gli inserzionisti. La risposta è ampia e soprattutto convinta della bontà e della reale efficacia del veicolo d'approccio al consumatore.
In sei anni dal 1980 al 1987 il giornale passa da una tiratura di 46.000 copie ad una di 67.825. Le vendite aumentano da 39.200 a 57.154 unità. La foliazione media passa da 19,1 pagine a 25 al giorno. La redazione è composta non più da 22 redattori, ma da ben 35. La pubblicità scende dal 34,8% al 26% rispetto al testo.



1989, 13 aprile
Tecnici e manager editoriali nazionali in visita al giornale
Oltre settanta responsabili tecnici e dei servizi di marketing dei maggiori quotidiani e periodici italiani, oltre ai dirigenti delle società pubblicitarie, come la Spe, la Spi e la Manzoni, e delle maggiori agenzie di pubblicità, sono ospiti del giornale per osservare le operazioni della rotativa della testata. A essa sono collegati i nastri di trasporto e la macchina inseritrice della Ferag, capace di inserire in ogni copia di giornale uno o più inserti, fino alle dimensioni di un volumetto, alla velocità di 30 mila copie all'ora.
Anni Novanta
1996, 23 febbraio
Piero Corna Pellegrini, il presidente dedito, capace, cortese
Ingegnere minerario, imprenditore scrupoloso e volitivo nell'azienda famigliare – la Mineraria Baritina S.p.A. – attivo e apprezzato in diverse realtà economico-finanziarie molto radicate nel tessuto produttivo camuno, impegnato in numerose realtà culturali e di solidarietà sociale, Pellegrini succede alla presidenza di Togni nel 1996. È consigliere di amministrazione dell'Editoriale sin dal 1984. Sono anni in cui Pellegrini assume anche la funzione di amministratore delegato di Teletutto e Radio Bresciasette. In gran parte è suo il merito di dar vita alla società per la gestione del Centro Stampa Quotidiani a Erbusco. Dotato di una logica imprenditoriale stringente, individua primo tra molti l'urgenza di adeguare alla rivoluzione tecnologica in atto la stampa del giornale. «Un uomo capace di percorrere e comprendere negli uomini e nelle cose la complessità», riconosce il direttore Lanzani, «senza tuttavia perdersi in essa, ma con ben preciso nel cuore e nella mente il sentiero da seguire».
Anni Duemila
2000, 1° febbraio

Il debutto in internet
Da martedì 1° febbraio 2000, dalle ore 12, anche chi non ha comprato in edicola o ricevuto in abbonamento il giornale, può leggerlo sullo schermo del personal computer. Basta accedere in rete al sito www.giornaledibrescia.it.
2000, 19 aprile
Verso il futuro con il Centro Stampa Quotidiani di Erbusco
Col nuovo millennio il passaggio di consegne tra la vecchia rotativa di via Saffi e l'impianto di nuova generazione di Erbusco diventa finalmente realtà. Artefice dell'epocale operazione è il presidente dell'Editoriale Piero Corna Pellegrini.
Il Centro Stampa Quotidiani di Erbusco è un impianto strategicamente progettato da anni, organizzativamente preparato da mesi. Basti pensare al solo fatto che redazione e rotativa sono ora distanti una ventina di chilometri l'una dall'altra e le pagine chiuse dai giornalisti devono essere teletrasmesse via computer all'impianto di stampa. Il giornale cambia anche il formato, più piccolo, più maneggevole e, almeno nelle intenzioni, ancora più leggibile.
Per realizzare il nuovo impianto, sorto su un'area di 26 mila metri quadrati, il giornale costituisce insieme all'Eco di Bergamo una società paritetica chiamata Centro Stampa Quotidiani.




2000
La presidenza di Giovannimaria Seccamani
Attento alle nuove sfide dell'editoria, da presidente Seccamani si prodiga nei suoi diciotto anni di mandato per attivare un virtuoso processo di ricambio generazionale e mette in valore il cambiamento tecnologico strategico di Erbusco, eccellenza industriale del Paese.
Promuove una riorganizzazione societaria e immobiliare. Per Seccamani tutto questo deve significare per l'Editoriale «impegnarsi con passione, determinazione e professionalità ancor più accresciute e consolidate dal convincimento dell'importanza delle ragioni valoriali sottese al proprio agire». Punta a un giornale in cui «cultura laica e cultura ispirata cristianamente hanno sempre trovato terreni comuni per offrire alla città proposte costruttive, per accompagnare processi di crescita e per stemperare tensioni sociali che, in taluni momenti, hanno scosso i principi basilari della nostra esistenza civile ovvero la democrazia e la libertà».
2002, 16 giugno
Nuovo volto per il giornale, stessa identità
«Un abito nuovo per il giornale – annuncia il direttore Lanzani – e non soltanto quello». La testata si presenta in edicola con un aspetto più fresco e moderno, con un'impaginazione che valorizza meglio titoli, articoli e notizie, con una gerarchia maggiormente attenta delle notizie e un miglior coordinamento di testi e fotografie.
Il «nuovo volto del giornale è figlio della volontà di essere sempre nuovi senza negare la nostra identità – rimarca con fierezza il direttore – e di profittare delle opportunità che rivoluzione della tecnica offre ad ogni produzione».
Con la nuova impaginazione più piana e tecnicamente meno laboriosa, escono anche gli inserti Turismo e tempo libero del giovedì, Ottopiù casa del mercoledì, molte pagine speciali, Ottopiù spettacoli e Ottopiù mercato del sabato, nonché vari inserti speciali in occasione di avvenimenti importanti.
2005, 26 aprile
La direzione di Giacomo Scanzi
Dopo 25 anni di guida del giornale, Lanzani passa il testimone a Giacomo Scanzi. Il nuovo direttore raccoglie le sfide proprie dell'editoria del tempo, legate alla trasformazione inarrestabile dei linguaggi della comunicazione, all'allargamento degli spazi di informazione ai giovani, nonché al ripensamento dei quotidiani quali strumenti di comunicazione nelle società complesse del Terzo Millennio.
Il direttore Scanzi si fa garante di una solida continuità operativa. Interpreta infatti la storica linea editoriale e politica della testata. Favorisce significativamente il confronto culturale di cui il giornale stesso sa farsi strumento determinante.
2008, 16 ottobre
Nuova grafica per un dialogo che continua
Il giornale si rinnova nella grafica e nei contenuti, ma – precisa il direttore Scanzi – rimane «sempre se stesso per il rapporto profondo che lo lega alla città e alla provincia e per la lunga storia che lo sostiene. Il cambiamento significa un grande sforzo di razionalizzazione dei contenuti, di pulizia grafica, di miglioramento della leggibilità del giornale. Cambiare vestito non è un'operazione banale: dice molte cose. Dice innanzitutto che crediamo nel futuro, in un compito (l'informazione, la corretta informazione) divenuto sempre più difficile e spesso tradito e ridotto allo sberleffo».
2015, 1° ottobre
Nunzia Vallini alla guida di un «giornale casa e cuore dei lettori»
Un progetto corale fatto dai lettori, dalla città, dalla provincia e dalle firme del giornale
Nell'editoriale di saluto ai lettori, la nuova direttrice Vallini presenta un progetto corale fatto dai lettori, dalla città, dalla provincia e dalle firme del giornale che «ha saputo soddisfare le aspirazioni del territorio, interpretandone ogni sussulto, fornendo quotidianamente un'informazione libera, responsabile, rispettosa delle persone e da sempre schierata nella difesa e nella promozione dei valori universali che devono guidare la vita e l'opera di ognuno». Un progetto, questo, basato su «collaboratori operosi nei diversi settori dell'azienda e negli altri mezzi del Gruppo: la radio, la tv e il web, tutti i leader nei rispettivi campi».
2018
La presidenza multimediale di Pierpaolo Camadini
Leader sul territorio attraverso i suoi mezzi che quotidianamente nel 2018 raggiungono direttamente oltre 400mila lettori, oltre 140mila utenti televisivi e che ogni mese hanno oltre 1 milione e 700mila visitatori internet, l'Editoriale Bresciana sotto la presidenza Camadini continua a «esprimere e mettere al servizio dei bresciani un'informazione multimediale di qualità, che consenta la comunicazione più efficace a tutte le loro espressioni».
«L'intelligenza coniugata con la potenza delle nuove tecnologie può consentire di ottenere risultati veramente stupefacenti»
La società, a guida Camadini, animata com'è dalla fiducia nel futuro, dalla «consapevolezza che l'intelligenza coniugata con la potenza delle nuove tecnologie può consentire di ottenere risultati veramente stupefacenti», mette in valore il lavoro «appassionato e altamente professionale» di tutti i suoi collaboratori, collaboratori che «credono nel valore di offrire ai bresciani strumenti di miglior consapevolezza della realtà in cui vivono e di maggior comunicazione per un dialogo creativo ed interattivo».
2019, 23 agosto
Per un giornale sempre più green
L'attenzione alla salvaguardia dell'ambiente è attestata dal giornale non solo per i temi trattati ogni giorno, ma anche dalla scelta di utilizzare una carta certificata PEFC proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile. Dal 23 agosto 2019 nella gerenza, cioè nel riquadro che comprende le informazioni di servizio della testata (direzione, sede, redazione, ecc.), compare il simbolo della certificazione del Program for Endorsement of Forest Certification schemes (PEFC), ossia due alberelli stilizzati racchiusi da una freccia circolare, tutto di color verde.
2019, 18 dicembre
Verso le sfide di domani con una nuova redazione multimediale integrata
Un nuovo accesso al giornale. Una nuova redazione. «Entri – scrive la direttrice Vallini – bucando un muro» di vetro decorato da parole distribuite a dimensioni e caratteri diversi, riguardanti il mondo del giornale, della tv, della radio, del web. «Parole: la materia prima di questo mestiere. La vocazione territoriale del nostro Gruppo si dichiara da subito», una volta entrati, «con i nomi dei 205 Comuni della provincia scritti sulla parete curva dell'ingresso».

La redazione multimediale è al primo piano: «qui la notizia viene cercata, vagliata, approfondita e declinata sui diversi mezzi. Ad accogliere il lettore-visitatore ci sono la segreteria semiellittica – avvolta dalla riproduzione su pellicola della storica rotativa –, la Sala Libretti con la sua parete-museo e, appunto, la rinnovata redazione» secondo il progetto dall'architetto Michele Piccardi. È un «openspace con al centro la notizia, da declinare sui diversi mezzi che hanno modi e tempi diversi. Dalle isole dei redattori alle aree di incontro per condividere idee e progetti con sale riunioni e ristoro oltre a due blocchi di librerie».
Questa nuova redazione multimediale integrata – precisa il presidente dell'Editoriale Bresciana Pierpaolo Camadini – è un «tassello importante che ci rende fieri, consapevoli della sfida che intendiamo cogliere e del fatto che costituisce il coronamento di un puzzle da tempo avviato per attrezzare al meglio la nostra capacità di essere al servizio dei bresciani nell'offrire un'informazione di qualità attraverso tutti i mezzi di comunicazione del nostro Gruppo Editoriale: Giornale, Radio, Televisione e web».
2025, 2 febbraio

Tutto il giornale in una App
A portata di mano: semplice, veloce e interattiva. È disponibile sugli store digitali la nuova App del Giornale di Brescia che arriva proprio nell'anno dell'ottantesimo anniversario della fondazione della testata. Una piattaforma che arricchisce l'offerta informativa dell'Editoriale Bresciana e mette a disposizione dei lettori le notizie della redazione, compreso l'universo video di Teletutto e le dirette di Radio Bresciasette e Radio Classica Bresciana. Tutto in un unico posto.
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