La storia di Brescia: dall’aeroporto ai referendum sul futuro

Un tempo carico di grandi aspettative. E forse anche per questo segnato da profonde contraddizioni. Il quinquennio che conclude gli Anni ‘90 vede il Bresciano tagliare importanti traguardi, sul piano infrastrutturale, economico, sociale. Al contempo, diversi tra questi si tradurranno in nodi critici mai sciolti o sfide dall’esito incerto. Emblema in tal senso si offre l’aeroporto di Montichiari, principale opera del periodo accanto al termoutilizzatore di Asm.
Si vola
«Landed», atterrato, è lo slogan scelto per il 15 marzo 1999, giorno dell’inaugurazione del D’Annunzio. Scalo dismesso dall’Aeronautica, si tramuta in aeroporto civile per consentire la riqualificazione del Catullo di Verona: viene attivato in soli sette mesi, con grande entusiasmo dei bresciani, tanto più che la società di gestione scaligera si accolla gran parte delle spese. Pare un affarone. Il GdB esce con un supplemento di sette pagine (a cura di Gianfranco Bertoli, futuro caporedattore, Claudio Venturelli, futuro vice caporedattore e Massimo Cortesi, futuro capo degli Interni-Esteri), mentre il taglio del nastro spetta all’allora premier Massimo D’Alema, giunto col ministro dell’economia Tiziano Treu e il presidente della Regione Roberto Formigoni. Quasi 20mila i convenuti, riporta il GdB, spinti dalla grande curiosità.

«D’Annunzio buon esordiente» recita la cronaca della prima giornata di voli (26 quelli schedulati). Le contraddizioni emergono però in breve: la gestione scaligera si basa su una concessione ministeriale provvisoria (e poi quarantennale) su cui si scateneranno battaglie legali e politiche con Brescia, e tentativi di alleanze sfumati. Le potenzialità sono riconosciute unanimemente ma sul D’Annunzio fallisce una compagnia via l’altra, le incertezze societarie fanno «atterrare» a Bergamo l’opzione per la terza base europea targata Ryanair. Il resto è storia recente: una vocazione cargo espressa solo in minima parte a fronte di fiumi di denaro pubblico versati per 26 anni. E sì che allora si brindava alla forza della concretezza bresciana. Da registrare come, tra i cin cin, il premier fosse incalzato dai cronisti su altre opere: autostrada della Valtrompia e Corda Molle... «Stiamo studiando la soluzione più adatta» la replica di D’Alema. Studio rivelatosi pluridecennale...
Rifiuti, si cambia
Se nei cieli della Bassa si vola (o si cerca…), in quelli del capoluogo si leva la torre – alta 120 metri – del termoutilizzatore Asm, nel suo inconfondibile azzurro cangiante, frutto del rivestimento ideato dall’artista austriaco Jorrit Tornquist. Progettato a integrazione del sistema di teleriscaldamento varato negli Anni ‘70 e inquadrato in una nuova gestione dei rifiuti («etica» per Renzo Capra, guida della municipalizzata), che punta sulla differenziata, cui Brescia aderisce allora al 30%.
L’impianto, realizzato da un’associazione di imprese guidata da Ansaldo, che ne ottiene l’appalto da 245 miliardi di lire nel ’95 e lo ultima nel ’97, viene accesso nel ’98: il GdB raccoglie le preoccupazioni dei residenti, specie della zona sud («Il “forno” incombe»), ma riporta al contempo la messe di analisi e dati confortanti diffusi da Istituto Negri, Regione, Asl, secondo una dialettica che tuttora alimenta il dibattito attorno al futuro dell’impianto.
Referendum
Il termoutilizzatore d’altro canto fu oggetto di uno dei sette quesiti referendari consultivi cui i cittadini del capoluogo furono chiamati a rispondere domenica 24 maggio 1998. «Ha vinto il non voto» titolerà il servizio di Maurizio Matteotti (allora cronista, poi a capo delle pagine di Cultura) che dà conto dell’esito di fatto nullo della consultazione per mancato quorum. Tra i temi affrontati, specchio di esigenze percepite e risposte ideate dall’allora amministrazione Martinazzoli, accanto alle molteplici criticità della sosta, ecco comparire la metropolitana leggera: dei 61mila votanti, 43mila (71,93%) si espressero per il no alla realizzazione. La storia poi andò diversamente.
Ospedali
Come diversamente si declinarono le esigenze di assistenza ospedaliera, privata e pubblica del capoluogo (ma non solo). Nello stesso quinquennio, l’ospedalino dei bambini di via Vittorio Emanuele II, l’Umberto I, chiude i battenti (luglio 1998), soppiantato dalla Pediatria del Civile. Di spazi del tutto nuovi necessità poi la Poliambulanza, che dismette la sede storica di via Calatafimi, per varare il progetto di via Bissolati da 130 miliardi. La nuova struttura apre a settembre ’97, l’inaugurazione porta la data del 10 novembre, con il saluto di suor Eugenia Menni, superiora delle Ancelle della Carità, che sul GdB evoca le mutate esigenze di «professionalità e tecnologie sofisticate» accanto all’immutato «calore umano riservato ai pazienti». I dipendenti, per capire la natura dell’operazione, passano da 200 a oltre 600.
Chiostri e piazze
In un territorio che cresce, si consolida la vocazione universitaria di Brescia, in un’operazione che al contempo si prefigge di valorizzare il tessuto urbano e le sue ricchezze storico-architettoniche. È quella che il GdB saluta sulle pagine del 18 febbraio ’97, con la cronaca dell’inaugurazione dei Chiostri di San Faustino, restituiti alla città come sede delle segreterie e dei dipartimenti di Economia dell’Università degli Studi. Un intervento da 20 miliardi nel cuore della Leonessa che ha coinvolto Loggia (acquisizione dell’immobile dalla Difesa), Stato (risorse) e ateneo. Al taglio del nastro, un sorridente rettore Augusto Preti e l’allora ministro ai Lavori Pubblici Paolo Costa (a sua volta rettore di Ca’ Foscari). Torna così luogo di cultura l’antico monastero, fondato nell’841 e che ebbe tra gli ospiti il matematico bresciano Benedetto Castelli, allievo di Galileo.
La città che recupera tasselli preziosi del proprio corpus urbanistico saluta il 22 novembre ’98 anche la riqualificata corsia del Gambero – vittima dei bombardamenti del 13 luglio 1944 – e dedica la piazzetta al sindaco per sempre Bruno Boni, scomparso il 6 febbraio dello stesso anno, in una Leonessa profondamente mutata da quando ne aveva prese in mano le redini in Loggia. Specie sul piano sociale. L’immigrazione conosce, dopo le sconvolgenti vicende dei Balcani, nuova intensificazione nel quinquennio: dai 2800 extracomunitari, termine allora in voga, residenti nel 1991, si arriva a oltre 27mila nel ‘99 stando al dato riportato dal GdB il 26 gennaio: «Di fatto il 2,5% della popolazione del Bresciano è straniera». I numeri cresceranno ancora con gli anni Duemila e porteranno con sé tensioni e nuove sfide volte all’integrazione, cui il territorio non si sottrae.
Il rapimento Soffiantini: 237 giorni di ansia
Notizie anche dalla cronaca nera. «Rapito imprenditore bresciano»: è il titolo che apre l’edizione del GdB del 19 giugno 1997. La cronaca – a firma dell’inviato Tonino Zana e del giudiziarista Alberto Pellegrini – inaugura il racconto del sequestro Soffiantini: l’industriale manerbiese, rapito a casa due sere prima, sarà liberato il 9 febbraio 1998, dopo 237 giorni di prigionia e un riscatto di 4 milioni di dollari.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.