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Un tappo innovativo per potersi fare (a casa propria) un vino spumante

L'idea la racconta (e la scrive) lui stesso. Mario Bertucci, fresco di laurea in Ingegneria gestionale, appassionato di scrittura (ha fatto uno stage anche al nostro giornale) ed oggi «proprietario» di un brevetto: quello di un tappo che consente di farsi lo spumante in casa.
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BRESCIA
L'idea la racconta (e la scrive) lui stesso. Mario Bertucci, fresco di laurea in Ingegneria gestionale, appassionato di scrittura (ha fatto uno stage anche al nostro giornale) ed oggi «proprietario» di un brevetto: quello di un tappo che consente di farsi lo spumante in casa.
Come e quando è nata quest'idea la racconta lui stesso.
«L'idea mi è nata durante la visita presso una delle cantine bresciane di spumante Metodo Classico. E lì mi sono sorpreso nel vedere quanta tecnologia ci fosse dietro un mestiere antico che esclude noi comuni mortali dal piacere di poterci produrre autonomamente qualche litro di buon Metodo Classico». «Non si può trovare un metodo più semplice e meno costoso, per sboccare le bottiglie?», è stata la domanda ad esito negativo. Il metodo più semplice ed economico è parso subito quello di un tappo in grado di imprigionare i residui senza dover ricorrere al congelamento.
Nel tempo questa sfida si trasforma in una vera e propria passione tanto da portarmi a progettare tale dispositivo: un tappo in materiale plastico adatto per alimenti in grado di imprigionare i residui del vino al proprio interno (senza ricorrere alle macchine congelatrici), ma che costasse anche poco. All'idea ho dedicato quattro anni per risolvere i vari problemi (tenuta alla pressione, economicità, inserimento, raccolta e trattenimento dei lieviti) che man mano si presentavano.
Il brevetto di «un dispositivo e metodo per l'asportazione di residui solidi da un liquido» viene terminato e depositato nel marzo 2007 e concesso, finalmente, a settembre di quest'anno.
«Trovare un investitore non è stato affatto semplice. Dopo aver peregrinato a lungo, dalla Franciacorta alla Val Calepio, da Bologna a Milano, da Ivrea a Torino, è stato al Vinitaly lo scorso anno che ho trovato un riscontro.
La vicentina Brenta Sugheri di Breganze ha accolto con entusiasmo la presentazione del brevetto e della prototipazione rapida realizzata presso i laboratori del dipartimento d'Ingegneria industriale e mi ha invitato più volte nella propria sede per studiare insieme gli sviluppi e le potenzialità del progetto.
Ad oggi, dopo due anni di collaborazione, si è giunti a progettare quella che sembra essere una soluzione definitiva o, comunque, molto vicina al prototipo finale. Tale convinzione ha spinto l'azienda a commissionare la costruzione di uno stampo pilota, progettato dal sottoscritto, per realizzare un prototipo vero e proprio, ossia funzionante. Attualmente il pezzo è oggetto di prove di tenuta alla pressione presso i laboratori dell'azienda. Un'ulteriore collaborazione è nata con l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige in provincia di Trento».

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