Giuseppe Rivadossi: «Creare cose belle oggi non è facile»

L'artista Giuseppe Rivadossi con i due figli ha inaugurato i nuovi spazi espositivi «Habito»
Giuseppe Rivadossi (a destra) e Claudio Risè
Giuseppe Rivadossi (a destra) e Claudio Risè
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Una sede rinnovata in via Borano a Nave dove trovano posto le ultime opere, assolutamente fuori dagli schemi, frutto dello spirito innovativo che anima - nonostante gli 82 anni - Giuseppe Rivadossi, artista conosciuto in tutto il mondo per i suoi mobili che sono vere sculture, scolpite a forza di sgorbia nel legno. 

Oggi le sue creazioni - dalle madie ai tavoli dalle poltrone ai letti - vengono pensate e realizzate nell’azienda di famiglia, con i figli Emanuele e Clemente, denominata «Habito». 
Opere che - come ha spiegato lo psicoanalista e scrittore Claudio Risè durante la festa di inaugurazione dei nuovi spazi espositivi avvenuta alla presenza di oltre duecento persone tra amici ed estimatori - sono «profondamente salutari perchè realizzate con un materiale come il legno che elimina la distanza esistente ai giorni nostri tra l’uomo e la natura, portando dentro di sè, invece, tutta la forza del mondo selvatico. Fattore quest’ultimo assolutamente terapeutico». 

Nelle opere di Giuseppe Rivadossi la bellezza «è forte perchè lui ha una relazione istintiva e diretta con gli archetipi della vita», ossia «con i centri di energia psichica e fisica, con immagini eterne».

Per stessa ammissione dell’artista Rivadossi «creare cose belle oggi non è facile. L’arte per me è il luogo della comunicazione dei sentimenti e delle visioni più umane e ricche di vita. Per anni ha preso piede un’idea di arte che invece voleva distruggere la bellezza e la poesia, mentre la poesia è il legame tra le persone e il creato, provando riconoscenza per tutto quello che ci sta attorno».

Quasi commosso, Rivadossi ha concluso il suo breve discorso spiegando qual è il suo concetto di arte: «Un canto del cuore pieno di umanità e sentimento». Un’idea che ripropone in tutte le sue opere realizzate fin dagli anni Settanta e che oggi ha affidato ai due figli in un passaggio generazionale che sta avvenendo senza traumi. «Un importante passaggio - ha affermato il figlio Emanuele - che è esso stesso un archetipo, nella convinzione che l’artista sia irripetibile ma anche sviluppabile».

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