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Rugby con i tacchi: la first lady dell'ovale bresciano

Federica Montanarini Bandini è presidente del Rugby Brescia: è l'unica donna al vertice di una squadra di rugby in Italia.
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Se si cerca una donna su un campo da rugby la si trova meno sporadicamente di quanto si immagini. Con un fischietto al collo, a dirigere gli allenamenti delle giovanili, oppure con un paradenti in bocca. Ma, se la ricerca si sposta nei consigli direttivi, si rischia di dare la caccia a un ago in un pagliaio. A Brescia no. Con la cessione del titolo sportivo allo Junior rugby Brescia, la prima squadra biancoazzurra si trova per la prima volta, ad avere un presidente donna: Federica Montanarini Bandini. Prima numero uno dell’ovale bresciano e unica a livello nazionale.

La federazione italiana rugby ha infatti ufficializzato il passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova proprietà del Rugby Brescia. La Junior rugby Brescia ha così ottenuto i diritti sportivi della società. . Domani per il Rugby Brescia esordio stagionale nel campionato di Serie A sul campo di Milano con inizio alle 15.30. Domenica prossima, in occasione della prima casalinga all'Invernici, la società bresciana sta organizzando una grande festa dopo le travagliate vicende dell'estate, quando la storia della squadra sembrava essere giunta al capolinea. 

Incontrarla è facile, basta andare allo stadio di San Polo. Siede in tribuna ed assiste agli allenamenti dei più piccoli. Camicetta blu e jeans dai quali spuntano un paio di tacchi. Un velo di trucco e un sigaro (spento) tra le dita. Come ci si sente ad essere l’unica donna a capo di una società di rugby? «Benissimo, sono entusiasta. Non sono la prima in assoluto, però. Anche il Rovigo ha avuto una presidentessa (Susanna Vecchi, ora consigliere federale ndr), che mi piacerebbe conoscere».

Una donna in un ambiente di soli uomini, mai avuto qualche problema? «I rugbisti sono gentiluomini. C’è stato un po’ d’imbarazzo solo alla prima riunione con i direttivi degli altri club. Qualcuno si è chiesto chi fosse il dirigente che si era portato anche la moglie. Sono abituata agli ambienti prevalentemente maschili, ho fatto motocross per anni».

E al rugby com’è arrivata? «Da mamma. L'ho sempre visto in tivù e quando, tre anni fa, i miei figli lo hanno scelto come sport io me ne sono innamorata. Insieme ad altri genitori, ho assunto la gestione del settore giovanile. Loro e mio marito mi hanno poi spinta a prendere il timone dello Jrb che adesso comprende anche la prima squadra».

Una novità che implica nuove responsabilità, la spaventano? «No. Sono aumentate il numero di telefonate, i caffè con i possibili sponsor e la lista delle cose da fare si è allungata. Di notte dormo con un blocco sul comodino, perché mi capita spesso di svegliarmi e appuntarmi qualcosa che devo assolutamente fare il giorno dopo. Ma ho tre figli e una società di trading da mandare avanti, sono abituata a lavorare sodo».

Alla squadra e a coach Marco Pisati che richieste ha fatto? «Pisati è splendido. In quest’estate tumultuosa non solo è rimasto, ma è anche riuscito a tenere unita la squadra. Ai ragazzi ho chiesto di dimostrare l’attaccamento alla maglia. Noi mettiamo testa e tempo, loro devono mettere il cuore in ogni partita per mantenere la categoria».

Laura Almici

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