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Rebus Brescia: rondinelle a rapporto da Brocchi e Sagramola

La squadra è scivolata in zona play out, ai giocatori è stato chiesto di restare compatti. Preoccupa la fragilità psicologica
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Circa tre quarti d’ora di colloquio, fitto e intenso. Rinaldo Sagramola, con Renzo Castagnini, si è presentato ieri al campo di allenamento e ha parlato con la squadra. Dopo l’intervento dell’amministratore delegato e del direttore sportivo è toccato a Cristian Brocchi guardare negli occhi i propri giocatori. Una seduta di analisi interna per capire cosa non va e quali soluzioni attuare.

Al gruppo è stato chiesto innanzitutto di restare compatto, dandosi una mano uno con l’altro. Chiaro che un focus è stato fatto sui giocatori più esperti perché sono loro, che in carriera hanno già vissuto chi più e chi meno momenti così, a dover trascinare i compagni più giovani fuori dal gorgo. Ma anche a quest’ultimi è stato chiesto di prendersi le loro responsabilità.

Quello che più preoccupa è la questione mentalità. La squadra non ha solidità psicologica, presta il fianco a tante, troppe occasioni degli avversari (seppure spesso su ripartenze dettate dal fatto che i biancoazzurri stanno facendo la partita) e viene puntualmente punita. I quasi due gol di media presi a partita (9 nelle ultime 5) sono un dato eloquente. Il doppio infortunio di Somma e Bubnjic ha rovinato i piani di Brocchi che aveva individuato in loro due la coppia ideale con la quale affrontare il girone di ritorno, in più ora c’è anche la beffa di Edoardo Lancini che sta trovando spazio al Novara alla corte di Roberto Boscaglia. Ma non è il caso di rimpiangere chi non c’è, anche perché sarebbero energie inutili. Meglio concentrarsi su chi c’è e può aiutare il Brescia ad uscire dalla crisi delle 4 sconfitte nelle ultime 5 e dei soli 2 punti conquistati nelle ultime 6.

Esperti fuori fase. Partendo dalla difesa è chiaro che da un giocatore come Blanchard, preso per avere un rinforzo di qualità, servano anticipi, chiusure, marcature ferree oltre a una leadership della quale in squadra c’è estremo bisogno. Caracciolo da solo non basta. Arcari, che tra l’altro ora dovrà fermarsi per un po’ a causa dell’infortunio al costato del quale vi riferiamo a parte, è il secondo portiere e comunque non è un giocatore di movimento in grado di far sentire il proprio peso in mezzo al campo. Mauri e Pinzi stanno diventando due casi. Il primo non dà segni di vitalità: è lento, macchinoso anche solo nel controllare la palla, non riesce ad essere l’uomo dell’ultimo passaggio utile a mandare in gol le punte e tanto meno riesce ad inventarsi dribbling per dare alla squadra superiorità numerica. Pinzi non sta bene e si vede, regge l’anima con i denti, ma se lui è il play e il gioco è lento e prevedibile, un nesso logico non può non esserci. Il calo di rendimento di certi giovani (Martinelli, Calabresi, Untersee) è lampante, ma ragazzi poco più che ventenni in un momento così difficile avrebbero bisogno di essere trascinati da più esperti. Non si può francamente pretendere il viceversa.

Dopo l’incontro di ieri, Sagramola pur consapevole del momento difficile si mostra fiducioso: «Siamo in un momento di pile scariche, ma ho trovato squadra e allenatore sul pezzo e già concentrati per tornare alla vittoria venerdì con il Cittadella. Questi sono segnali importanti». L’allenatore, dal canto suo, incassata la fiducia nel dopo Carpi, sa che si gioca tanto nei prossimi due match che il Brescia giocherà nel giro di quattro giorni: dopo l’anticipo con il Cittadella, ci sarà quello di lunedì 27 a Bari.

Il pareggio ottenuto ieri dal Pisa con il Frosinone ha fatto scivolare il Brescia per la prima volta quest’anno nei play out, al quint’ultimo posto seppure a pari punti con i nerazzurri e il Vicenza. Classifica però virtuale perché i toscani avranno sicuramente una penalizzazione e quindi vanno calcolati più in basso. Ma è il momento di non guardare più agli altri: il Brescia deve aiutarsi da solo.

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