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A Urago Mella tutti in coro:«Filippini alè,alè»

Oltre 2.000 persone all'oratorio di Urago Mella per applaudire l'addio al calcio dei gemelli.
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Sembra di sentirla ancora, la voce di mamma Terry che dalla finestra della casa che dà sull'oratorio di Urago Mella urlava: «Antonio, Emanuele, adesso basta giocare al pallone. Tornate subito a casa». Non voleva che rincorressero il giocattolo più amato. E lo disse chiaro e tondo al primo allenatore dei gemelli, Arturo Dassa: «Non azzardarti a tenerli con i pantaloncini corti sotto pioggia e neve!». La risposta fu simpaticamente sgarbata: «Vai a casa, che è meglio».

Ebbene sì, ci sono momenti in cui le mamme devono andare a casa e lasciare che i figli liberino il proprio istinto: «Nati per correre… Da Urago a San Siro, sempre con il cuore». È stato il motto della serata di ieri, un casereccio e, proprio per questo, bellissimo addio al calcio dei gemelli Filippini. Al campo di Urago Mella, quello dove tutto cominciò più di trent'anni fa, erano in una trentina in campo, suddivisi in tre squadre, e più di 2.000 sparsi tra la tribuna e il bordo campo. Gli ex compagni, ma anche gli amici, quelli dei tempi degli Esordienti, i genitori, il fratello Fabio, figli e nipoti. Tutti lì, ancora per un applauso. Non l'ultimo, «perché a calcio giocheremo sempre, col solito spirito». Antonio ed Emanuele non hanno mai fatto differenza tra l'oratorio e i campi di serie A. Ci hanno sempre messo corsa, cuore, voglia di arrivare. «Dicevano che avevano i piedi piatti e anch'io me n'ero convinta - continua la mamma -, anche se con tutta la fatica che avevo fatto per metterli al mondo mi arrabbiavo, come quando Fascetti li chiamò "nani maledetti". Lo aspettai alla fine di una partita e mi presentai: Sono la mamma dei nani maledetti, buonasera. Se avesse potuto sarebbe scomparso sotto terra…».

Quei piedi invece con il passare degli anni si sono levigati, il lavoro quotidiano li ha portati a segnare gol impensabili, a raggiungere mete altissime. Per Antonio 281 presenze e 15 gol con il Brescia, più altre 292 partite (e 16 reti) tra Ospitaletto, Palermo, Lazio, Treviso e Livorno. Per Emanuele, che ha smesso due anni prima (nel 2009), 200 gettoni tondi con la V sul petto (e 5 gol), più altri 284 (17 reti) con Ospitaletto, Parma, Palermo, Lazio, Treviso, Bologna e Livorno.
Per una carriera così era giusto che si scomodassero in tanti. Non tutti quelli che A&E speravano perché le defezioni non sono mancate, ma chi ha disertato l'appuntamento si è perso una grande serata. Di festa, di calcio e di amicizia. Il triangolare è stato vinto dal Brescia di Arcari e Pavarini, di Diana e Dallamano, di Neri e Bonometti, di De Paola e Caracciolo, di Possanzini ed Hubner, di Javorcic e Cordova, di Zambelli, con in panchina Maurizio Battistini che fu il primo allenatore dei gemelli nella Primavera biancoazzurra. Questo Brescia ha onorato la serata imponendosi 1-0 sugli All Star (Agliardi, Raimondi, Lorenzi, Morrone, Viali, Danesi capitano dell'Ospitaletto che tenne a battesimo i Filippini versione prof, Onorini, Cadei, Corini, Fausto Rossini e Cristiano Lucarelli) e 3-0 sull'Urago Mella. In gol sono andati Hubner, Caracciolo e Neri. Fantastico ponte tra il Brescia di ieri e quello di oggi. Antonio ed Emanuele hanno voluto giocare con i rossoblù di casa, per sostenere gli amici con i quali hanno iniziato il tutto. Seppure nella sconfitta (6-3) con gli All Star, Antonio si è tolto lo sfizio di segnare su rigore. Musica e magia. Corsa e risate. È finita con i due piccoli grandi uomini portati in trionfo dagli altri giocatori. E con un coro: «Filippini alè, Filippini alè, alè».

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