Cultura

Monica Fasoli, l’anima rivelata in trompe l’oeil

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Scatole di cartone in cui sono collezionati bottoni, spille, mattoncini di Lego, o hanno fatto il nido lucertole e gomitoli. Cassette della posta che portano messaggi sul loro esterno: lettere d’amore e appelli di cani in cerca di padrone. Felpe, giubbini e impermeabili svuotati del corpo che li indossa, di cui mantengono la forma.

Nel segno dell’iper-realismo e del trompe-l’oeil, la veronese Monica Fasoli dà la sua interpretazione della realtà, secondo cui il contenitore (che sia abito o scatola) svela l’essenza impalpabile, l’«anima» del contenuto: il corpo non si vede ma è presente, e gli oggetti raccolti in una scatola sono espressione visibile di una memoria che collega ad ognuno di essi un frammento dell’esistenza.

Marica Fasoli gioca con lo sguardo, ingannandolo come facevano gli artisti del passato (a due passi, in San Salvatore gli affreschi di Romanino con le storie di Sant’Obizio sciorinano pezzi di architettura e oggetti che «sporgono» dalla parete), ma chiedendoci di andare oltre l’«oh» di meraviglia. Spingendoci a guardare oltre l’apparenza, aprendo gli occhi, ma soprattutto la mente e il cuore allo stupore di ciò che non si vede. g. c.

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