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Monetizzare i dati e controllare a distanza il dosatore del caffè

Esperimento-pilota della Carimali spa: software e 4.0, ma anche l'asilo aziendale
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In trasferta, a Chignolo d’Isola, paesello della bergamasca sede della Carimali spa, azienda quasi centenaria e che produce - da sempre - macchine per caffè professionali: bar, catering, hotel, eccetera. Fabbrica che ti accoglie - pensa te - con l’asilo aziendale. C’è da qualche anno, un modo per dare una mano alle ragazze che lavorano in fabbrica. Col 4.0 la cosa c’entra poco, ma - se ci pensate - invece c’entra molto, dice di come in azienda conti l’atmosfera, i rapporti, il clima. E si sa che un bel clima fa il prodotto migliore.

40 milioni e tanto export.
Non che la Carimali sia un colosso. 130 addetti per la gran parte in bergamasca con un’appendice in Cina, 40 milioni di fatturato per la gran parte all’estero. E qui si spiega perchè, in Italia, Carimali spa sia, per così dire, un po’ defilata. Ma è un mercato estero anche questo particolare: Giappone, Canada, Norvegia.

La dislocazione - le distanze - non sono un accessorio. Spiegano, ad esempio, perchè in azienda il telecontrollo, la teleassistenza sia prassi abituale. In sovrappiù, questa la novità, qui stanno facendo un esperimento singolare: capaci tutti a vedere (anche se a 10 mila km) se la macchina è accesa o se c’è qualche resistenza che s’è bruciata. Ma qui arrivano a intervenire sul dosatore del caffè...

Per ora è un esperimento pilota. Il problema sono i costi. Il teleintervento si giustifica agevolmente sul fronte costi se a diecimila chilometri hai una pressa o un telaio, ma una macchina per caffè? Eppure è un mercato se pensate che in Norvegia ci sono distributori della Carimali che devono farsi duecento chilometri per fare assistenza.

Crescita col turbo. In realtà, nella bergamasca ci sono venuto per altro. Poi, parlando con Paolo Mantoan (che è il responsabile informatico dell’azienda) mi ha preso ’sta storia del caffè regolato in Norvegia. In realtà c’è altro, molto altro.

Per esempio c’è la storia di come un’azienda ha dovuto attrezzarsi per sostenere una crescita molto rapida con un prodotto che si declina in 20 macchine-tipo con possibilità di arrivare a 50 varianti. Per il cliente è un bell’assortimento e quelli del commerciale gongolano, ma per chi deve programmare la produzione è un incubo, a maggior ragione - altra buona ragione per venire in bergamasca - se il tutto deve avvenire dimezzando i tempi medi di consegna della merce: siamo a due settimane.

Microsoft per Ingest Sarezzo.
Per tenere insieme tutte queste cose, in Carimali hanno scelto un software Microsoft Dynamics Nav con l’assistenza della Ingest di Sarezzo. Per Paolo Mantoan e l’azienda significa avere sott’occhio un monitor generale, una sorta di Grande Fratello che dice cosa si deve fare, cosa mettere in produzione, come prevedere i turni di lavoro, come collegarsi ai fornitori (due, in particolare, hanno accesso al sistema), come avere i dati e soprattutto che farsene.
E’ stata riprogettata la gestione della produzione e gli avanzamenti, rivisitata la gestione della logistica di magazzino e spedizioni, c’è una più precisa analisi di costi di produzione, acquisto e conto lavoro, si è attivato un database che alimenta un configuratore web per gli articoli in vendita evitando la duplicazione delle informazioni e incoraggiando i clienti a farsi la loro macchina. E altro.

Data monetization.
Poi c’è il capitolo - l’ultimo - sui dati. In Carimali sul tema hanno un’idea: molti servono, molti altri no. Ci si concentra su quelli che possono generare valore, per gli altri - quelli per i quali «la spesa non val l’impresa» - si vedrà. Si chiama "data monetization", la monetizzazione dei dati, cavar soldi dai dati. Per ora ci si concentra soprattutto sui dati della produzione. Ma il futuro - e torniamo agli inizi - potrebbe anche essere altro.

Come problema è semplice: «Che succede alle nostre macchine una volta vendute?», si chiede Mantoan. Come si usano le macchine? Si fa manutenzione? Quanto viene usata eccetera eccetera. Voi capite che sapere queste cose dalle migliaia di macchine sparse nel mondo potrebbe essere molto utile. E’ la monetization dei dati, appunto.

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