Terapie innovative e ruolo del farmacista ospedaliero

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I farmaci realmente innovativi sono oggi quasi totalmente di esclusivo uso ospedaliero ed hanno indicazione per patologie gravi, non sempre efficacemente trattabili con le terapie consolidate. Le nuove molecole trovano impiego ad esempio in oncologia, per la cura di malattie immunologiche come la sclerosi multipla e l'artite reumatoide, nell'ambito delle malattie infettive. In molti casi hanno cambiato radicalmente la prognosi di patologie gravissime ed invalidanti e quindi, quando usati in modo appropriato, non devono essere considerati solo una spesa, ma piuttosto un investimento necessario per la salute del malato e vantaggioso, anche in termini economici, per la società. Per motivi clinici questi farmaci sono sottoposti a monitoraggio intensivo. Questo a garanzia della sicurezza del paziente e per valutarne la reale efficacia ed il profilo di rischio. «I farmacisti ospedalieri e dell'Asl sono costantemente impegnati, seguendo le indicazioni dell'Agenzia del Farmaco e della Regione e in collaborazione con i medici specialisti, a valutare tutte le prescrizioni, l'efficacia delle terapie, a segnalare eventuali effetti collaterali ed, insieme agli amministratori, a spendere nel migliore dei modi le limitate risorse disponibili - spiega Francesco Rastrelli, presidente dell'Ordine dei farmacisti -. Un lavoro che fa sì che il nostro Servizio sanitario possa essere considerato ad ottimi livelli per i risultati ottenuti, non solo in termini di rischio-beneficio, ma anche di costo-beneficio».
I controlli e le rendicontazioni della spesa farmaceutica, sia per i ricoverati sia per i pazienti seguiti a livello ambulatoriale, sono informatizzate e costanti mentre i dati clinici, inseriti quotidianamente in un «data base» nazionale, consentono valutazioni statistiche puntuali e continue. «Un sistema che potrebbe essere ulteriormente migliorato con l'istituzione, a livello ospedaliero, del farmacista di reparto che, accanto a medico e infermiere, contribuirebbe a ridurre gli errori di terapia ed a contenere la spesa farmaceutica ospedaliera - conclude Rastrelli -. A livello territoriale inoltre, tenendo anche conto che la provincia di Brescia è la più grande d'Italia, in accordo con l'Asl potrebbe essere sviluppata la distribuzione dei farmaci innovativi direttamente in farmacia per conto dell'Asl che permetterebbe al paziente di trovare il farmaco anche dove risiede».

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