Per 3 milioni un tabù che ora è possibile sfatare

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L’incontinenza urinaria da vescica iperattiva è ancora un tabù: è vissuta con vergogna e imbarazzo, stravolge la vita sociale e affettiva ma chi ne è affetto non ne parla, non descrive i sintomi al medico e non sa che il problema può essere curato con farmaci specifici.

È questo lo scenario delineato da un’indagine di ISPO Ricerche che svela con un’innovativa analisi «etnografica» l’impatto di questa patologia sulle donne e quanto frammentato e poco affidabile sia il panorama dell'informazione sul web.

La Sindrome da Vescica Iperattiva, che nelle donne causa il più delle volte incontinenza urinaria, colpisce 3 milioni di persone in Italia: è stato uno degli argomenti cardine del 38° Congresso nazionale SIUD che si è appena concluso a Milano.

Si tratta di una patologia molto frequente, con impatto importante sulla qualità di vita, ma poco riconosciuta e trattata: il 40% dei 16.776 adulti intervistati in un sondaggio europeo ha affermato di non aver mai consultato un medico per i suoi sintomi, solo il 27% assumeva farmaci per il disturbo e un ulteriore 27% aveva interrotto la terapia.

La mancata sensibilizzazione al problema e la scarsa consapevolezza dei sintomi sono fenomeni che non interessano solo i pazienti, ma coinvolgono anche la classe medica: un sondaggio condotto tra medici di Medicina generale, ginecologi e urologi, ha infatti evidenziato che il 57% non avrebbe fatto una diagnosi corretta della patologia a persone che presentavano i sintomi tipici della Vescica Iperattiva, con la conseguenza che a circa la metà dei pazienti non sarebbe stato prescritto alcun trattamento.

La Sindrome si associa a depressione e a una mediocre qualità di vita. Una ricerca condotta in sei Paesi europei su un campione di 16.000 persone ha evidenziato come oltre il 65% dei pazienti lamenti il pesante impatto della patologia sulla vita quotidiana che coinvolge sia la sfera fisica sia quella emozionale: sonno disturbato, sonnolenza durante il giorno, stress, problemi sessuali e affettivi, cadute e fratture, riduzione dell'attività lavorativa e sociale, imbarazzo, frustrazione e ansia sono le principali ricadute associate a questa condizione.

La quotidianità delle persone che hanno questo problema è costellata da paure e preoccupazioni, rinunce e limitazioni che coinvolgono soprattutto le donne, maggiormente colpite rispetto agli uomini da incontinenza da urgenza. Molte persone evitano gli eventi sociali e limitano i propri spostamenti quotidiani ai soli luoghi e percorsi in cui conoscono la collocazione dei servizi igienici (questa tecnica viene chiamata «mappatura delle toilette»), riducono l’assunzione di liquidi, spesso iniziano a recarsi in bagno in maniera «difensiva», cioè prima di qualsiasi spostamento, o indossano preventivamente assorbenti o pannoloni, nella convinzione che l’incontinenza sia un problema senza via d’uscita.

Una combinazione tra cambiamento dello stile di vita e trattamento farmacologico è l’approccio più comunemente raccomandato per la gestione del problema. Attualmente le opzioni di trattamento comprendono: stile di vita; controllo dell’assunzione di liquidi, attraverso l'uso di un diario, riducendola se necessario; perdita di peso, in caso di sovrappeso; diminuzione dell’assunzione di caffeina, stimolante delle contrazioni involontarie.

Le terapie mediche per affrontare il problema della vescica iperattiva prevedono l’uso di antimuscarinici/anticolinergici che bloccano i recettori muscarinici del muscolo detrusore, inibendo così le contrazioni involontarie della vescica. Gli antimuscarinici includono solifenacina, ossibutinina, tolterodina, fesoterodina, propiverina e trospio.

Di agonisti Beta-3 adrenergici che rilassano il muscolo detrusore e migliorano la capacità di riempimento della vescica.

Si può ricorrere anche alla riabilitazione comportamentale. Una conseguenza dell’aumento della frequenza minzionale è la diminuzione della capacità vescicale a trattenere l'urina. Il trattamento comportamentale è mirato a «riallenare» la vescica a trattenere più urina. I pazienti sono invitati a «resistere» quando sentono il bisogno di urinare e questo intervallo di tempo è aumentato gradualmente.

Infine, la chirurgia ricostruttiva potrebbe essere un’ opzione utile nei casi in cui gli altri approcci non siano riusciti ad alleviare i sintomi.

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