La musica classica fa danzare i geni del cervello

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Musica classica, dieta mediterranea e prevenzione. Tre temi per una settimana - dal 16 al 22 marzo - che, a livello mondiale, è dedicata al cervello umano.

Partiamo dalla musica classica. Essa fa «danzare» alcuni dei geni più importanti per la salute del cervello, accendendo quelli legati a memoria e benessere e spegnendo quelli associati alle malattie neurodegenerative come il Parkinson. Lo dimostra uno studio finlandese dell’Università di Helsinki che, per primo, svela i meccanismi molecolari alla base delle modificazioni fisiologiche che l’ascolto della musica induce nel cervello.

La ricerca è stata condotta su una cinquantina di persone, tra esperti appassionati di classica e novizi del genere: a ciascuno è stato chiesto di ascoltare un concerto per violino di Mozart della durata di 20 minuti. Al termine dell’ascolto, è stato prelevato un campione di sangue per analizzare le proteine prodotte dall’espressione del Dna. I risultati dimostrano che la musica aumenta l’attività dei geni coinvolti nell’apprendimento, nella memoria e nella produzione dell’ormone del piacere, la dopamina. Uno dei geni più attivi, quello della proteina alfa-sinucleina, è noto per essere legato al Parkinson ed è particolarmente espresso in una regione del cervello dove si ritiene sia localizzata l’attitudine per la musica. Sempre lo stesso gene è noto per il suo ruolo cruciale nell’apprendimento delle melodie negli uccelli. Lo studio dimostra anche che l’ascolto delle note di Mozart induce una riduzione dell’attività di geni associati alle malattie neurodegenerative: questo spiegherebbe il ruolo neuroprotettivo della musica, capace di mantenere il cervello in salute come un vero elisir di giovinezza. Tutti questi effetti, però, sono stati riscontrati solo negli esperti di musica classica: secondo i ricercatori, questo dimostrerebbe l'importanza di esercitare il proprio orecchio acquisendo una maggiore familiarità con le note.

Poi, la dieta mediterranea che avrebbe il «merito» di proteggere dalle malattie neurologiche. «La dieta mediterranea non serve solo per il corpo, ma anche per la mente»: in un momento in cui, grazie anche a Expo Milano 2015, l’opinione pubblica è sensibile alle questioni concernenti l’alimentazione, la Società Italiana di Neurologia sottolinea l’importanza della nutrizione nel proteggere il cervello dai precoci disturbi cognitivi.

Aldo Quattrone, presidente della Società scientifica, ricorda come nella malattia di Parkinson, i pasti, specie se ricchi di proteine, possono interferire nell’assorbimento della levodopa, mentre una dieta mediterranea, ricca di fibre e carboidrati contrasta la perdita di peso corporeo che spesso affligge i pazienti con Parkinson.

Per Carlo Ferrarese (Università di Milano-Bicocca) «un’ alimentazione povera di colesterolo e ricca di fibre, vitamine e antiossidanti (presenti in frutta e verdura) e di grassi insaturi (olio d’oliva) riduce l’incidenza della malattia di Alzheimer». Ma la dieta mediterranea è protagonista anche nella sclerosi multipla per Giovanni Luigi Mancardi (Università di Genova), «perché diminuisce l’attività infiammatoria legata alla malattia».

Infine, la prevenzione. Il cervello, come ogni altro organo, va protetto dalle malattie ma anche dagli agenti esterni, come l’alcol o le droghe. Lo ha sottolineato Giulio Maira, senior consultant all’Unità operativa di Neurochirurgia all'Istituto Humanitas di Rozzano (Milano) e al Campus Biomedico di Roma, nella sua relazione alla conferenza «Neurochirurgia e Ricerca» all’Accademia dei Lincei a Roma. Tema dell’incontro, l’avvicinarsi del medico alla complessità del cervello non solo come «motore» sovrano dei nostri gesti e dei nostri sensi, non solo bersaglio di malattie degenerative come l’Alzheimer o il Parkinson o «vittima» del cancro dall’infanzia alla senilità, ma come specchio etico, sede del ragionamento come della fede.

«Ho concentrato la mia attività di studio sugli aneurismi intracranici, la demenza idrocefalica e la fisiopatologia del sistema intracranico, l’uso del laser e i tumori cerebrali maligni - ha spiegato -. Proprio questa mia continua attenzione a riparare il cervello anche quando la situazione è particolarmente complessa mi fa preoccupare in quest’epoca. In cui, a mio avviso, non si lavora abbastanza per comunicare quanto si debba proteggere questo organo. Dagli attacchi interni all’organismo, con la prevenzione e i controlli su testa e cuore, e da quelli esterni come l’alcol e la droga. Questo mi preoccupa, mi fa temere che i comportamenti e la non sufficiente attenzione ai corretti stili di vita, diventino veri pericoli, oltre che per l’uomo, anche per la ricerca. Un appello, si continui ad insegnare come proteggere il cervello. Per continuare la ricerca, per elaborare il pensiero, per elevare la condizione umana».

Anna Della Moretta

n In alto, un’immagine del cervello umano. A sinistra, il violinista Uto Ughi durante un concerto al Teatro Grande. Secondo i ricercatori, l’ascolto delle note di Mozart induce una riduzione dell’attività di geni associati alle malattie neurodegenerative

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