Cultura

Soldi, sesso e potere: Camilleri nella jungla del Nord

Il nuovo romanzo (il quarto in sei mesi) è ambientato tra Milano e la Brianza e racconta degli intrighi di finanza e affari tra vecchi imprenditori e manager rampanti. Un mondo dove contano solo ricchezza e piacere. Ma l'imponderabile è sempre in agguato
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In un mondo dove soldi, sesso e potere, pur variamente intrecciati, sono la bussola che regola ogni rotta, non ci sono innocenti. Ognuno a modo suo è colpevole: chi è consapevole ed è protagonista, come chi è ignaro e viene travolto. Solo l'imponderabile farà giustizia.
Da abile regista - anche del suo talento - Andrea Camilleri alimenta i diversi filoni della sua inesauribile creatività. Quattro libri in sei mesi: questo il nuovo record. E subito dopo aver rimesso in gioco Montalbano con «La caccia al tesoro» (per metà ottobre ne è annunciato già un altro), dopo aver posto un altro tassello dei suoi romanzi storici con «La rizzagliata», eccolo rilanciare il versante narrativo affidato alla Mondadori. Con qualche novità: palcoscenico della storia non è la Sicilia, ma Milano e la Brianza; quindi, niente concessioni all'idioma siculo, ma la narrazione è in un bell'italiano limpido e scorrevole. Camilleri si muove così su un terreno che aveva già saggiato ne «Il tailleur grigio» e con «Un sabato sera, con gli amici».
Inevitabile la scelta di Milano e del suo naturale prolungamento brianzolo, visto che là sta il cuore della jungla che Camilleri vuole esplorare. Pare quasi che nella scelta ci sia anche una sorta di indiretta replica a chi pensa che solo nel Meridione e in Sicilia alberghino malaffare e intrighi. No - sembra voler dire Camilleri - non è così: l'opulento Nord non è meno brutale.
Eccola Milano con il suo prolungamento di capannoni e villone. Imprenditori che avevano iniziato come sindacalisti e che sono poi diventati padroni ed hanno costituito l'ossatura del boom nordista. E ora che si sentono reduci e si autocelebrano parlando di se stessi in terza persona, si trovano a non avere successori naturali adeguati alla sfida. Si affidano perciò a manager rampanti che sono disposti a tutto pur di consolidare il loro potere e i loro portafogli, ma che sanno recitare con eleganza la parte in scena, passando dalla Bocconi al Convegno di Ischia. Non hanno una morale ma non perdono l'occasione di tenere lezioni sull'etica. La politica è manovrata e manovra: un po' ostaggio compiacente e un po' motore inconsapevole. Mentre giornalisti e telegiornali, nella loro esuberante dabbenaggine, sono abilmente usati come strumenti per rappresentazioni di comodo. Tanto l'opinione pubblica si beve tutto quel che la televisione propina.
Spiarsi, tradirsi, imbrogliarsi: tutto è lecito. Anche usare se stessi e il proprio corpo - uomini o donne, non c'è differenza - senza alcun ritegno. Il personaggio principale è Mauro De Blasi, quarantenne direttore generale di un'impresa che sta cercando di inglobarne un'altra. Vuole rafforzare l'azienda a lui affidata, ma anche incassare di nascosto la sua lauta quota-parte. È un imbroglio, non è lecito, ma chi mai lo verrà a sapere? Sua moglie Marisa non riesce più a sopportarlo e vorrebbe per sé una nuova vita con un uomo nuovo. Beninteso, senza rinunciare a gioielli e comodità. Il suo uomo nuovo sarebbe Guido Marsili, il braccio destro di De Blasi, il vicedirettore che sa licenziare centinaia di operai senza batter ciglio e conquista le donne recitando poesie. Ungaretti, Quasimodo, Neruda: un tenero bacio al primo verso, alla fine del sonetto è già al dunque. Sulla scena si muovono segretarie (molto) particolari, donne sull'orlo di una crisi di nervi, politici pronti a cogliere ogni cambiamento di brezza, professionisti d'alto bordo. In un racconto avvincente e incalzante, con continui cambi di scena, abilmente montato come una fiction.
Vecchi marpioni, giovani rampanti: furbi o ingenui, tutti dentro un meccanismo che alla fine li stritolerà. Nessuno è innocente, nessuna pietà. Quando scorre l'ultima «definitiva» riga del romanzo, l'ultimo inatteso colpo di scena, si intravede il sorriso sornione di Camilleri. E in fondo gli si è grati per quel filo che si spezza: esito liberatorio proprio quando la perversa ragnatela sembra più vischiosa.
Claudio Baroni

L’INTERMITTENZA
Andrea Camilleri
Mondadori - 171 pagine, 18,00 euro

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