Cultura

Quando i bergamaschi beffarono Buffalo Bill

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No, quella non la potevano proprio mandare giù! Quello sbruffone del Buffalo Bill non poteva rifiutare la rivincita. Dodici anni prima, nel 1894, di passaggio a Bergamo con il suo circo, li aveva sfidati in una corsa di resistenza, lui a cavallo e il loro campione in bici - anzi, sul "bicicletto", rigorosamente al maschile - ed aveva vinto perché durante la corsa aveva cambiato le regole a sua vantaggio. Ora che tornava a Bergamo, non poteva rifiutarsi di gareggiare, e stavolta non si sarebbero fatti fregare. Erano andati fino a Milano a lanciare il guanto della sfida, ma erano tornati scornati. E non poteva finire così.

Loro, i quattro bergamaschi, erano una combriccola scombinata. La mente era il Dante Milesi, meccanico di carrozze approdato da poco alla Sal dell'ing. Gavardi. La Società automobilistica lombarda, così come diceva il nome, aveva costruito Esperia, un prototipo di automobile - rigorosamente al maschile anche quella, allora - che aveva dominato la Padova-Bovolenta. Con lui il fratello Carlo, fornaio con la tendenza alle furbate e una spiccata simpatia per i piaceri della vita. C'era poi il Romeo Scotti, imbrillantato fotografo-gagà. E c'era il Curnis, infine, il campione: mingherlino e con le gambe storte; ciclista per temperamento, girava la Bergamasca come rappresentante e venditore di vino da messa... Sono loro i quattro che sfidano Buffalo Bill e l'intero suo circo del Selvaggio West. E che studiano un piano per fargli pagare il rifiuto sdegnoso. Già per sua costituzione la banda sembra destinata al fallimento, ma se poi qualcuno... A sconvolgere ogni piano sarà la giunonica Ona, così chiamata perché di ogni cosa aveva in abbondanza. Anche di acume. E il commissario Berlendis a indagare su quel «giallo» che solo all'ultima pagina sarà risolto.

Una vicenda vera, una delle tante sfide che Buffalo Bill lanciava durante le tournée con il suo circo in giro per l'Italia, ha offerto lo spunto per questo secondo romanzo di Claudio Calzana. Chi ricorda «Il sorriso del conte», fortunato libro d'esordio, troverà conferma di uno stile narrativo leggero e profondo al tempo stesso. Calzana è capace come pochi di scavare con delicata ironia nell'animo umano e di metterne a nudo meccanismi e sentimenti. Il richiamo naturale è ad Andrea Vitali, ma vi è una venatura quasi manzoniana nella Bergamo da lui messa in scena, che suscita naturale simpatia per luoghi e personaggi.
Claudio Baroni

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