Cultura

Nené «conta» i segreti della sua lunga storia

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Un conto è il video, un altro è il testo. Mancano le interminabili pause, il ciglio che si inarca e la sigaretta perennemente accesa. Ma il clima camilleriano resta intatto. Chi ha avuto la fortuna di passare qualche ora con il padre di Montalbano riconosce l’autenticità del personaggio e la genuinità dell’operazione. Andrea Camilleri è proprio così: basta la sfumatura d’una frase per innescare un ricordo, riportare alla luce un aneddoto, far scattare l’instancabile macchina della fabulazione. Il tono è sempre pacato, distaccato, lieve, anche quando lascia cadere giudizi inequivocabili su personaggi e situazioni. L’aria è quella del nonno che si diverte a raccontare momenti di una vita che pare sospesa nel tempo.

Andrea Camilleri, è nato nel 1925, «cioè a dire… in pieno regime fascista». E racconta quel tempo con gli occhi incantati del piccolo Nené, orgoglioso della sua divisa da Balilla. Il liceo, alcuni professori e le pagine de «La condizione umana» di André Malraux, solo qualche anno dopo, apriranno gli occhi al giovane di Porto Empedocle. Hanno il profumo della nostalgia le pagine sulla giovinezza. Erano gli anni dell’impegno politico. L’arrivo degli americani, la costruzione della democrazia: personaggi e aneddoti. Fu grazie all’intervento del vescovo presso gli americani - tanto per dire - che Camilleri riuscì ad aprire la sezione del Pci al suo paese. «Meglio tu che un altro», disse il presule. Di rara ironia la pagina nella quale racconta come al vescovo, che qualche anno prima l’aveva voluto incontrare per dirgli «ma tu lo sai che sei un comunista?», lui avesse risposto che leggeva solo riviste del Guf di allora, «e questi articoli erano firmati, metti conto, da Pietro Ingrao, Mario Alicata…».

I compagni di classe, indimenticabili. L’amicizia alla siciliana. Pirandello che lo spaventa a morte piombando in casa sua un pomeriggio d’estate con la feluca di accademico d’Italia. La prime esperienze letterarie. La salita a Roma per studiare regia teatrale con Orazio Costa. E poi, l’amicizia con Leonardo Sciascia e il primo romanzo che non riesce a pubblicare. Le risposte degli editori - racconta - erano tutte uguali: non piaceva com’era scritto. E pare di intravedere il sorriso sarcastico dietro il fumo della sigaretta, dell’autore che proprio grazie a quella scrittura oggi domina quando vuole la classifica delle vendite. La musica e il jazz, l’amore, la scoperta della montagna grazie alla grappa. Il lungo lavoro in teatro e poi alla Rai. In via Teulada Camilleri entrò come sostituto per una gravidanza e ci restò decenni...

Ogni pagina rivela un poco dell’animo del protagonista e della sua lunga storia. Ma non bisogna mai dimenticare che Camilleri è siciliano, anzi è un distillato di sicilianità, quindi rivela solo la superficie delle cose.

Il resto bisogna saperlo intuire.

Claudio Baroni

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