Cultura

Montalbano e la caccia al tesoro con lo psicopatico

Ambientazione horror e sfida tra poliziotto e serial killer: è la nuova avventura del commissario inventato da Andrea Camilleri. L'importanza dell'uso delle parole nella soluzione dello sconvolgente enigma. La donna trasformata in oggetto d'ogni violenza
AA

Che per il commissario Montalbano non si tratti della «solita» avventura lo si capisce subito, fin dal primo capitolo. La scena non si apre sul cielo, splendente o «nivuro», d'una mattinata a Marinella, ma su una coppia di fratelli, «Gregorio Palmisano e sò soro Caterina», che dopo una vita passata tra casa e chiesa, si chiudono in una muta crisi religiosa, fino a minacciare l'intero paese d'esemplare purificazione. Montalbano, per evitare il peggio, si trova così una bella sera a fare irruzione nella casa della stramba coppia, tra colpi di pistola e fucilate, sotto i riflettori delle dirette televisive. In casa Palmisano il commissario trova inquietanti stanze che paiono uscite da un film horror. E una bambola gonfiabile ridotta in condizioni pietose...
Con questa premessa, il lettore appassionato del commissario di Vigàta non può aver dubbi: Salvo e la sua squadra sono alle prese con una storia che oscilla tra il gotico e il maniacale. Il poliziotto più celebre d'Italia di fronte a questa prospettiva è a dir poco «scantato». Ma non riesce, non può sottrarsi alla sfida che un misterioso personaggio gli lancia attraverso una lettera anonima e una breve serie di zoppicanti rime. La caccia al tesoro nasce così, quasi per gioco, e il commissario l'asseconda perché da settimane non sta accadendo nulla tra Vigàta e Montelusa. Ma si trasforma in angosciosa corsa contro il tempo, quando scompare una ragazza di rara bellezza e di altrettanto rara irreprensibile «costumanza». Chi ha rapito Ninetta Bonmarito, e perché?
La storia assume i contorni della sfida tra lo psicopatico e il poliziotto. E il finale è un crescendo da «cinema 'mericano», come direbbe Camilleri nel suo inconfondibile idioma. Montalbano sarà salvato - non riveliamo nulla, il lettore tutto s'aspetterebbe meno che la morte del protagonista - dalla fedeltà della sua squadra e dall'amicizia di Ingrid, dopo essersi messo nei guai, come ormai fa sempre, da qualche tempo a questa parte.
Quest'ultima avventura del commissario inventato da Camilleri offre qualche conferma e qualche novità. La prima conferma viene dall'avanzare dell'anagrafe: Montalbano ha 57 anni e li dimostra tutti, nel fisico e nello spirito. Un'altra conferma viene dall'insofferenza che il nostro protagonista ha nei confronti dell'imbarbarimento dei costumi, a cominciare dall'uso infelice che si fa della lingua italiana. Non a caso, proprio le parole e l'analisi linguistica hanno un ruolo determinante nella caccia all'assassino. Nuova e un poco disorientante è invece l'ambientazione «horror», da serial killer. Ma Camilleri dopo aver portato Montalbano a misurarsi con mafia, spacciatori di droga, trafficanti di organi e di esseri umani, truffatori e delinquenti di varia natura, non poteva resistere alla tentazione di misurarsi con un altro genere letterario. Che tra l'altro, offre all'autore l'occasione di dirci come e quanto la donna sia oggetto di brutale violenza. E a dimostrazione dell'invidiabile versatilità narrativa di Camilleri, il risultato è di bella qualità.
Claudio Baroni

LA CACCIA AL TESORO
Andrea Camilleri
Sellerio - 271 pagine, 14,00 euro

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia