Cultura

Losurdo indaga il «lato oscuro» della non violenza

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Svestire dall'aura di sacralità la non-violenza - e con essa il movimento non violento - per sottoporla ad un'analisi storica. Comprenderla nel suo sviluppo storico così da evitare la sua riduzione ad ideologia capace persino di giustificare le aggressioni militari. Sono questi i compiti che si è assunto Domenico Losurdo, saggista e docente di Storia della filosofia all'Università di Urbino, nel suo ultimo lavoro «La non violenza. Una storia fuori dal mito». La sua analisi parte dalle origini nord-americane del movimento non violento - il primo manifesto del 1818 è della cristiana American Peace Society - fino alle odierne «rivoluzioni colorate», passando da Tolstoj, Gandhi, Martin Luther King e il Dalai Lama. Costante è il confronto con il movimento antimilitarista e anticolonialista socialista e con le posizioni di teologi cristiani come Niebuhr e Bonhoeffer. Un lungo cammino che, alla prova dello schiavismo, del colonialismo, delle guerre mondiali e delle rivoluzioni, mostra travagli, maturazioni, divisioni e anche contraddizioni. Si tratta di un imprescindibile «fare i conti» con il processo storico al quale neppure la non-violenza e le sue icone sono potute sfuggire. Così vediamo Gandhi agire tra gli indiani come reclutatore capo per la Gran Bretagna durante il primo conflitto mondiale. Martin L. King parla di una «pacifismo realistico» nella sua lotta contro la discriminazione dei neri statunitensi, il Dalai Lama arriva ad elogiare l'atomica indiana e passa in rassegna i volontari tibetani schierati con l'India contro il Pakistan. E oggi la non-violenza rischia di ridursi ad una «tattica» valida come altre.

LA NON VIOLENZA. UNA STORIA FUORI DAL MITO
Domenico Losurdo
Laterza- 286 pagine, 22 euro

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