Cultura

Gioco di specchi per Montalbano

Qualcuno cerca di depistare le indagini del commissario sull'esplosione di una bomba davanti ad un magazzino. E spunta pure un'avvenente vicina
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Da bambina andai una sola volta al Luna Park. Entrata nel gioco degli specchi, i gestori del carrozzone dovettero aprire tutte le porte per farmi uscire. Le mie immagini rflesse all'infinito e il senso di smarrimento provato mi fecero scoppiare in un pianto disperato tanto che - per non spaventare gli altri ragazzini - decisero di portarmi fuori. Da allora non ci ho più messo piede. Almeno fino a questo nuovo giallo di Andrea Camilleri con protagonista il commissario Montalbano. L'autore de «Il gioco degli specchi» fa un chiaro riferimento alla scena del film di Orson Welles, «La signora di Shanghai», genialmente costruita dal regista americano, interprete del film insieme ad una biondissima Rita Hayworth (che vi invito a vedere o rivedere).
Nell'indagare su una bomba fatta esplodere davanti ad un magazzino, il commissario di Vigàta si sente sbattuto da una parte all'altra, indirizzato verso le più diverse piste ma costruite ad arte per fargli perdere l'orientamento, per creare confusione e allontanarlo di fatto dalla verità. Ma come nel gioco, anche leggendo il romanzo, bisogna tenere bene a mente che l'immagine vera è una sola, seppur ripetuta centinaia di volte, che resta chiara davanti a noi.
In parallelo all'inchiesta sulla bomba (cui ne segue poco dopo un'altra), Montalbano si trova catapultato in un'altra storia: fa conoscenza con la sua avvenente vicina di casa, Liliana, che non esita ad esibire un corpo perfetto sotto abitini striminziti, da poco trasferitasi nel villino accanto a quello del commissario, sulla spiaggia di Marinella. La donna è sposata con un rappresentante di computer che non c'è mai e che lascia spazio e tempo alla 35enne di frequentare giovani e focosi amanti, di invitare a cena lo stesso Montalbano o di andare con lui da Adelina a gustarsi i famosissimi arancini. Due vicende che corrono parallele per buona parte del giallo, ma solo in apparenza. Camilleri è bravo a costruire e ad alimentare una tensione crescente che esplode - davvero come una bomba - nella seconda parte del romanzo, quando le morti si susseguono, quando si scoprono legami d'amore e d'affare (o malaffare) che sono sempre rimasti sullo sfondo. Se il «Sorriso di Angelica» ci aveva poco convinti per una struttura «già letta» in altri capitoli della saga di Montalbano, ne «Il gioco degli specchi» Camilleri riesce invece a ideare una storia avvincente e geniale al tempo stesso, con la stessa forza della scena del film di Orson Welles. Si seguono le intuizioni del commissario, affiancato dall'insostituibile Fazio e da un commosso Catarella pronto a tutto per il superiore, ci si sente sballottati come lui da una parte all'altra (tra un tentativo di scoop alle sue spalle da parte del perfido giornalista Ragonese e un vano tentativo di attribuirgli le responsabilità di due omicidi) ma alla fine tutto appare chiaro. Come nel gioco degli specchi, la verità è come la nostra immagine, sì riflessa per centinaia di volte, ma di fatto sempre unica davanti ai nostri occhi.

Daniela Zorat

Il gioco degli specchi
Andrea Camilleri
Sellerio
253 pagine, 14 euro

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