Cultura

Donna Eleonora, bellezza e intelligenza al governo

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Quando il Vicerè don Angel de Guzmán entra lentamente nella Sala del Sacro Regio Consiglio, aiutato dai camerieri e sorretto dai funzionari, muovendosi con tutto l'impaccio che la crescente mole gli impone, viene il sospetto che Andrea Camilleri si stia divertendo a ricostruire una scena felliniana. Una grottesca cornice per la morte del massimo rappresentante della Corona di Spagna, mentre i sei consiglieri che lo circondano colgono l'occasione inattesa e irripetibile per continuare la riunione, «sistemando» alcune questioni a proprio vantaggio: eredità, competenze, contributi, prebende... Potere e prepotenza, in attesa che da Madrid arrivi un nuovo Vicerè.
Tutto andrebbe com'è sempre andato, se don Angel non avesse preso una preventiva decisione: in caso di morte, il comando sarebbe passato a sua moglie. Donna Eleonora, che pochissimi avevano fino ad allora visto, che mai usciva (se non in gran segreto) dalle sue invalicabili stanze, rivendica quell'eredità e lascia tutti di stucco, per la sua bellezza mozzafiato e per la prontezza della mente. Fa portare il feretro del marito in una stanza del palazzo, per poterlo seppellire in Spagna, quando lo riterrà opportuno. Cancella d'un sol colpo le deliberazioni fedifraghe e avvia un nuovo stile di governo, chiamando al suo fianco poche e fidatissime persone, dopo aver costretto alle dimissioni i vecchi consiglieri infedeli.

Solo la lucidità concreta di una donna poteva sfidare il clima infame della Palermo del Seicento, aver ragione della Curia corrotta, dei nobili infingardi, delle leggi che affamano il popolino... Donna Eleonora durerà soltanto 28 giorni sul trono della Sicilia, ma in tempo per dare uno scossone all'intero sistema, guadagnarsi la simpatia della gente e vendicare il marito.

«La rivoluzione della luna» prende le mosse da un dato storico, la breve reggenza di una nobildonna spagnola, a metà del Seicento. Camilleri unisce questo ad altri eventi dell'epoca, rileggendo l'intera vicenda con occhi acutamente contemporanei. L'avventura di donna Eleonora fa parte del filone storico camilleriano. Il racconto ha la forza dei primi romanzi - dal «Birraio di Preston» alla «Concessione del telefono» - anche se offre qualche nota umoristica in meno e qualche sarcastico disincanto in più. La lingua usata, facendo dialogare siciliano e spagnolo, è ancor più originale e suggestiva del solito. Per il resto, tutta l'abilità fabulatoria dell'autore conduce il lettore in pieno Seicento, tra inganni e tranelli, farfanterie e buone intenzioni. Quella di Donna Eleonora non sarà una vittoria sul male - forse non era possibile a quei tempi come non lo è oggi - ma una parentesi di speranza. Una rivoluzione che ha giusto la durata di un ciclo lunare, come dice il felice titolo.
Claudio Baroni
c.baroni@giornaledibrescia.it

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