Cultura

Dalla cabala a Pico inseguendo un’ombra tenue

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Inseguire l’ombra di una vita lungo tre esistenze. Raccogliere e tirare i fili di una storia, riannodarli dove si spezzano, aggiungerli dove mancano. Costruire la biografia, in parte vera e in parte romanzata, di un personaggio, interpretandone sentimenti, emozioni, odi, aspettative. Leggere nella mente geniale di un uomo di lettere, capace di grandi elevazioni culturali come di meschine bassezze. È ciò che ha fatto Andrea Camilleri con questo racconto, «Inseguendo un’ombra» appunto: quella di Samuel ben Nissim Abul Farag alias Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate in ordine cronologico. Vale a dire un ragazzo israelita di origine arabo spagnola, poliglotta, esperto di lingue orientali; un ebreo convertito al cristianesimo, persecutore della sua gente; l’umanista erudito, maestro di kabbaláh di Giovanni Pico della Mirandola. Tre esistenze in una vita, dipanatasi nella seconda metà del Quattrocento fra la Sicilia, Napoli, la Germania, Roma, Urbino, Firenze, Viterbo. La peregrinazione di un animo inquieto, in cerca di conoscenza e piaceri, vendetta e amore. Una storia che Andrea Camilleri scrive in forma cronistica, con poche concessioni al dialetto siciliano. Uno scavo nella psicologia del personaggio, per ricostruire fatti e ragioni della sua vita laddove le cronache del tempo, e la ricerca storica, si fermano.

Samuel ben Nissim Abul Farag è un quindicenne che in famiglia ha studiato latino, greco, caldeo ed aramico; il padre gli ha svelato i segreti della kabbaláh, i misteri che legano Dio e l’universo. Vive nella Sicilia profonda, nella judecca - il ghetto - di Caltabellotta. Disprezzato, come tutta la sua gente. La svolta, forse, il giorno in cui un contadino, incrociando il ragazzo ebreo riconoscibile dalla rotella di panno rosso cucita sulla giubba, gli sputa sul piede. Un disprezzo senza appello. Samuel accetta, per convenienza, l’idea di convertirsi, alimentata da un frate che cerca di attirare dalla parte cristiana il ragazzo prodigio. Il quale, allorché finalmente sceglie il monastero, viene maledetto tre volte dal padre. Samuel diventa Guglielmo Moncada, assumendo col battesimo il nome del suo potente protettore, un aristocratico di Catania. Formidabili capacità dialettiche, acuta intelligenza, alte protezioni, spietato cinismo: gli strumenti per la vendetta contro il suo popolo. Diventa un ecclesiastico potente, senza mai prendere i voti; intimo del cardinale Cybo, nell’entourage papale. Fino ad un delitto di cui Guglielmo si macchia e che lo costringe a fuggire in Germania. Da dove ritorna per la sua terza esistenza: Flavio Mitridate, esimio umanista. Intimo, collaboratore, insegnante del grande Pico della Mirandola. Fino alla caduta e al misterioso epilogo. Fra verità storia, romanzo, scavo psicologico. Alla Camilleri.

Enrico Mirani

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