Cultura

Con Camilleri il diavolo all'improvviso

Il «papà» di Montalbano ha scritto 33 storie da 3 pagine per mostrarci come lo «zampino» possa cambiare le vite.
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Diavolo, Belzebù, Satana, Lucifero, la Bestia, chiamatelo come volete. Quante volte nella vostra vita vi è capitato di pensare: «Qui qualcuno ci ha messo il suo perfido zampino». Molte? Bene, Andrea Camilleri ha scritto 33 racconti da 3 pagine per mostrarci come la vita quotidiana (anche quella di ognuno di noi) possa subire brusche inversioni di rotta per l'«intervento» del Principe delle tenebre. Camilleri ovviamente ci lascia ampio spazio per decidere se condividere o meno. Storie che diventano l'occasione per una riflessione sulle sorti umane, sui rapporti interpersonali, su come il nostro mentire per apparire quello che non siamo (ma vorremmo essere) sveli alla fine il nostro «io» più intimo. E, forse, la nostra idea di felicità.

Attenzione: 33 racconti da 3 pagine «fa» 333, ovvero la metà del diabolico 666, «perché è meglio avere a che fare con mezzo diavolo che con uno intero» precisa Camilleri stesso in una nota conclusiva. Il risultato dell'opera è ampiamente all'altezza delle aspettative. Un impianto narrativo, consentiteci il facile gioco di parole, diabolico. Aprono e chiudono la serie di racconti due apologhi filosofici che fanno da filo conduttore al percorso tra le umane sorti. Individuare la propria storia preferita è impresa ardua e quasi impossibile (di nuovo: diabolica?). Ci proviamo. La numero 5, l'incipit: «Tonino, dodicenne, detesta la nonna paterna Esilia nella cui casa è costretto a vivere da tre anni assieme al papà e alla mamma». Un vero e proprio esempio di genialità narrativa.

Certo, alcuni racconti sono un poco prevedibili. Ma provate voi a scrivere 33 racconti, svelando fin da subito il trucco (ovvero che in poche paginette troverete un colpo di scena) e mettere in scena sempre l'«incredibile». Camilleri ci riesce con ampio margine. Sempre per stuzzicarvi la curiosità, il racconto con protagonista Filippo Greco, e su come riesce ad ottenere la cattedra di Filosofia morale, è praticamente un piccolo trattato sul malcostume nel nostro Paese, soprattutto su come (a volte…) si fa carriera. Gli attacchi dei vari racconti andrebbero studiati da chi si crede uno scrittore. Perché se la stella polare è Kafka con l'inizio del «Processo» («Qualcuno doveva aver diffamato Josef K., perché, senza che avesse fatto nulla, una mattina venne arrestato») leggendo l'opera di Camilleri troverete «competitori» che non temono il confronto.

Esempio: «Hazrel, giovane, bello e ricco, faceva vita dissoluta, quando, giunto al trentesimo anno, venne sfiorato dalla divinità». E questo? «Homer, sicario rinomato per l'infallibilità della mira e per la scrupolosità nel lavoro, venne assoldato per uccidere un bambino di dieci anni». Probabilmente quello dal finale più inaspettato e straordinario.
Ovviamente... diabolico.
Francesco Alberti

Il diavolo, certamente


Andrea Camilleri


Mondadori 171 pagine, euro 10

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