Cultura

Capriole d'ipocrisia nel «grande circo» della vita

Otto romanzi-bonsai nella Vigàta del periodo fascista: la commedia umana e l'inesorabile trappola del contrappasso
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Il cavalier Erlando faceva il domatore, la moglie Alinda la presentatrice, Beniamino era il clown e Oreste l'autista. Un cavallo, un leone spelacchiato e tre figlie Jana, Jona e Juna, tanto affamate quanto sveglie. Eccolo il Grande Circo Taddeis. Ma quella esse finale dava al nome un sapore esotico e «So cillenza Benito Mussolini» aveva severamente vietato l'uso di nomi stranieri. Così un podestà più solerte di altri impone la conversione italiana dell'insolito patronimico. Presto fatto: una pezza nera apposta sul cartellone consunto e la esse non c'è più.
Non a caso questo episodio dà il titolo alla raccolta, perché sintetizza un'intero microcosmo, quello della Vigàta raccontata da Andrea Camilleri. L'epoca è quella a cavallo tra il Fascismo e la Liberazione, con un solo accenno alla guerra. E in quel contesto di conclamati «grandi ideali» accompagnati da ipocrisie di dimensioni non inferiori, si muovono i personaggi creati dalla fervida fantasia dell'autore. Tanina Buccè, «capa delle fìmmine fasciste», intravede congiure comuniste tra le lenzuola delle sue camerate. Amedeo Lozito per salvare una biondina, consegna un mafioso come regalo di Natale ai carabinieri. Ninuzzo, per far contenta sua madre, sceglie la moglie su misura e non vuole credere alla «spiàta» del merlo parlante che lo mette in guardia sulla fedeltà della consorte. L'avvocato Totino Mascarà, bello e casto, è disponibile solo per compiere «buone azioni» ed aiutare le coppie che non possono aderire all'appello del Duce di fare figli per la Patria. Il prof. Nito Cirrincione, solo e introverso, viene travolto dall'inaspettato amore d'una sua allieva. La maga Arsenia indovina per caso i numeri del lotto. E Luigi Prestìa, comunista «arraggiato», si fa eremita perché crede che gli sia apparso Gesù.
La raccolta unisce otto romanzi-bonsai, opere in miniatura costruite secondo una meccanica mirabile: otto storie, ciascuna composta da quattro capitoli, dove i personaggi entrano in scena, si agitano seguendo finalità proprie e infine, cadono nella trappola del destino che ribalta ogni intenzione.
Pare di vederlo, l'autore, squadernare le 32 tavole e mettersi a «cuntare» le sue storie, con il sorriso sornione di chi la sa lunga. E sa anche che la commedia umana risponde inesorabilmente ad alcune regole: chi vede complotti e congiure finisce per esserne vittima, chi pensa di poter aggiustare ogni cosa sulle sue dita rimarrà scornato. E in quei tempi di proclamate virtù - che non poco assomigliano ai nostri - spicca l'abilità tutta italiana di piegare le grandi dichiarazioni universali e di principio al personalissimo, meschino e talvolta inconfessabile tornaconto.
Divertente e agrodolce, è il sapore che lascia, quando passa, il carretto siciliano del Camilleri cantastorie.
Claudio Baroni
Grande Circo Taddeis
Andrea Camilleri
Sellerio, 327 pagine
14 euro

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