Cultura

Camilleri: La solitudine di Montalbano innamorato

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Ricordate François, il «ladro di merendine» di uno dei primi romanzi del Commissario Montalbano? Il bambino tunisino rimasto orfano, che Livia avrebbe voluto adottare e invece poi affidato alla sorella di Mimì Augello, dopo un paio di altre storie era scomparso dalle pagine di Camilleri. Oggi, François, alla soglia dei 25 anni, torna per dare una svolta definitiva alla vita di Salvo e Livia. Come? I lettori della diciannovesima avventura del commissario più celebre d'Italia lo scopriranno solo alla penultima pagina... E noi abbiamo già detto troppo.

Tre sono i filoni che si intrecciano in questo romanzo fresco di stampa - lo abbiamo anticipato sulle pagine della Cultura giovedì scorso - e che si colloca tra quelli che pongono pietre miliari nella storia generale architettata da Andrea Camilleri.

Il primo prende le mosse da una rapina, denunciata da Loredana di Marta, giovane e prestante ex commessa d'un supermercato che ha sposato il padrone un pezzo più vecchio di lei, lasciando un fidanzato che era meglio perdere. La giovane dice d'essere stata assalita davanti al Bancomat, ma tace d'essere stata violentata. «Dettaglio» che invece rivela Valeria, sua amica del cuore, innescando così la reazione violenta del marito geloso e indirizzando le indagini verso l'ex fidanzato, trovato poi ucciso secondo un rito mafioso...
Il secondo filone riguarda un gruppetto di tunisini e i loro misteriosi traffici venuti alla luce quando un proprietario terriero denuncia alla polizia che una sua «casuzza» abbandonata è stata occupata e chiusa con assi e lucchetti. Ci vuol poco a scoprire che da lì sono passate casse di armi destinate al terrorismo internazionale, o alle insurrezioni della Primavera araba...

Il terzo filone coinvolge personalmente e fin da subito lo stesso Montalbano. Maria Angela, «Marian per gli amici», bella signora appena uscita da un'esperienza matrimoniale infelice, è scesa in Sicilia da Milano (e da Brescia) per aprire una galleria d'arte a Vigàta. Spigliata, colta, vivace: il nostro Salvo se ne innamora come un ragazzino. Su questo filone, che nell'intreccio abile di Camilleri tiene cucita l'intera trama, si trovano le pagine più intense del romanzo. Per la prima volta Montalbano si trova a mettere in discussione lo «storico» rapporto con Livia. Viene travolto dal brio naturale di Marian: si sente in colpa, si entusiasma, si rattrista, si confonde, temporeggia. Mentre intorno il suo mondo ruota come sempre. Mimì Augello fa la solita parte del Don Giovanni, anche se stavolta va in bianco. Fazio è cresciuto e pur con fedeltà assoluta, guadagna in autonomia. Catarella è Catarella: sbaglia e confonde i nomi, ma con tecnologia e informatica resta imbattibile.

Montalbano è innamorato davvero: non è la simpatia allegra e complice che lo lega a Ingrid, non è l'avventura di una serata, com'è capitato altre volte. Il sentimento è profondo e richiede una scelta. Che alla fine, l'improvvisa evoluzione della storia gli imporrà.
«Una lama di luce» non è bello solo per l'intreccio giallo, ma anche e soprattutto per lo scavo psicologico cui Camilleri sottopone il suo personaggio. Montalbano soffre il peso degli anni, si sente solo ed ha voglia di compagnia. Anche per questo si innamora. Ma il nuovo sentimento lo porterà ad addentrarsi nel labirinto dei rapporti «familiari» con Livia - che negli ultimi romanzi era apparsa sempre più lontana e sfocata. Ora riappaiono, invece, alcune scelte che hanno dato indirizzi irreversibili alla loro vita. Salvo si trova, teneramente disarmato, di fronte alla sfida della sua paternità rifuggita e della maternità sfuggita a Livia. Cordoni ombelicali dolenti, che quando meno te l'aspetti riemergono con tutta la loro misteriosa angoscia.

Claudio Baroni

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