Gdf, a Lumezzane fatture false per 8,5 milioni

Due distinte operazioni della Guardia di Finanza hanno consentito di far emergere ingenti somme di denaro in fatture false e, parimenti, evasioni per alcuni milioni di euro.
Nei giorni scorsi, il Nucleo di Polizia Tributaria di Brescia ha concluso una verifica fiscale nei confronti di una società di Lumezzane, che commercia in rottami metallici, con la scoperta di circa 8,5 milioni di euro di fatture false. I Finanzieri hanno inoltre contestato al contribuente un’evasione di Iva per circa 1,7 milioni di euro e omessi versamenti Irap pari a circa 360mila euro.
La verifica fiscale è esito di una complessa attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica, che aveva portato alla luce una maxi frode fiscale basata sull’emissione di false fatture da parte di tre società «cartiere», cioè esistenti solo dal punto di vista formale e costituite al solo scopo di coprire contabilmente gli acquisiti di materie prime effettuati da numerose imprese realmente operative, tra cui la società sottoposta a verifica.
Le indagini di polizia giudiziaria svolte a suo tempo dalla Guardia di Finanza avevano consentito, tra l'altro, di sottoporre a sequestro preventivo 15 immobili, 1 terreno, 1 autovettura, 2 motoveicoli ed 1 rimorchio riferibili all’impresa verificata.
Un’ulteriore rilevante frode fiscale è stata scoperta, sempre nei giorni scorsi, dai finanzieri della Tenenza di Salò. In questo caso è stata verificata una società operante nel settore del commercio di autoveicoli, il cui amministratore ha illecitamente sfruttato il particolare regime previsto in ambito europeo per la vendita di auto usate.
In particolare è stato accertato che, a fronte di normali acquisti intracomunitari di auto usate (per i quali in Italia non si sarebbe potuto applicare il citato regime del margine), la società con sede in Gavardo, con l’intento di evadere l’imposta sul valore aggiunto, ha venduto gli stessi automezzi emettendo due distinte fatture: una consegnata al cliente, regolare; la seconda, annotata nella contabilità, recante il medesimo importo complessivo ma senza l’indicazione specifica dell'Iva.
In questo modo, il contribuente ha sostanzialmente incassato l'imposta sul valore aggiunto senza versarla allo Stato, come invece avrebbe dovuto. Questo sistema fraudolento ha consentito alla società di evadere l'imposta sul valore aggiunto per un importo complessivo di quasi 1.200.000 Euro dal 2007 al 2010. Inoltre, il commerciante ha registrato in contabilità fatture per operazioni inesistenti per un importo complessivo di oltre 200.000 Euro negli anni 2008, 2009, 2010; omesso di dichiarare ricavi effettivamente conseguiti per quasi 140.000 Euro.
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