Addio a don Giulio, parroco di S. Sebastiano

Scomparso mercoledì sera, lascia il segno indelebile di una presenza ventennale fatta di opere e tanta umanità
Si è spento don Gatteri
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Don Giulio Gatteri, parroco di S. Sebastiano, ha chiuso gli occhi alla luce, mercoledì sera, poco dopo le ore 22, vinto dal male fisico, sopportato con la forza della speranza e della certezza d'una Luce più grande e gioiosa. Era stato prodigo di fede vissuta, dispensata, sollecitata, oltre che di opere.

Il parroco, che avrebbe compiuto 75 anni a maggio, aveva profuso le migliori energie in questi vent'anni di presenza a Lumezzane col restauro della chiesa vecchia - due lustri di lavori - ridando ammirevole splendore a quella nuova, ricostruendo l'intero oratorio, la colonia di Igea Marina, ma certo è passato tra la sua comunità in esempio virtuoso, sollecitando, consigliando, ascoltando, avendo cuore per gli afflitti, gli affannati che ricevevano sostegno dalla Caritas di cui era presidente.

La sua scomparsa, purtroppo, era attesa. Eppure fino all'ultimo è stato coi fedeli. Ancora a Pasqua, portato quasi a braccia nella parrocchiale, non solo ha voluto concelebrare alla Messa solenne, ma ha pure preso la parola, quasi vacillando ad ogni frase, indebolito nel fisico, intrepido nello spirito, per annunciare l'imminente addio. Al microfono, con la voce ormai flebile sospiro: «Ho accompagnato tanti parrocchiani nell'ultimo viaggio - aveva detto - ora chiedo preghiere perché sia accompagnato io...».

Molti fedeli non erano riusciti a trattenere le lacrime. Si perché don Giulio è stato ad un tempo confessore e penitente, lingua e soprattutto orecchio, sorretto da quella pietas che, perfino al di là della religione, rende giusta la vita, costellandola più di sì che di dinieghi.
Non ci saranno più la sua vox clamantis da fine teologo, il suo pacato accostare anche i problemi più ispidi, la sua dedizione al sacerdozio che annulla se stesso per guardare agli altri. Ritorna prepotente il ricordo del suo sorriso quando, con un piccolo gioco di parole, cambiavo il salmo: «Justus ut palma florebit», in «Jiulius ut palma florebit».
La sua palma ora fiorisce altrove, inondata dei germogli della speranza e confortata dalle preghiere di tutti i fedeli.

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