Salò: scarcerato ispettore della Forestale

Non c'è la prova che abbia concusso. Al massimo il sospetto che abbia gestito i suoi doveri d'ufficio in maniera strettamente individuale, ma non penalmente rilevante. Questa la sintesi dell'ordinanza con la quale il Tribunale del Riesame ha rimesso in libertà Giuseppe Biloni, cinquantenne ispettore capo del Corpo Forestale dello Stato arrestato il 28 aprile, e in carcere fino allo scorso venerdì, con l'accusa di aver preteso ed essersi fatto consegnare denaro, per risparmiare una multa ad un «distratto» cliente dell'isola ecologica di Salò.
I fatti sui quali si sono espressi i giudici della libertà risalgono al giorno precedente all'arresto. Biloni «intercetta» un furgone carico di mobili e suppellettili da smaltire. Fa presente agli occupanti che sono in multa, in quanto sprovvisti del formulario di trasporto, e li invita a presentarsi nell'ufficio del Corpo Forestale dello Stato dopo essersi sbarazzati del carico nell'isola ecologica. I due eseguono e si presentano alla convocazione. Biloni riceve solo il conducente del furgone. Che il giorno stesso, di ritorno dal lago, si presenta dai carabinieri di Trenzano, paese dove abita, e lo denuncia.
Ai militari racconta di essere stato vittima di una richiesta di 516,70 euro, ma anche che al pagamento avrebbe ricevuto un verbale. Dice di non aver avuto il contante con sé e per questo di essere stato riconvocato l'indomani in una pasticceria di Roè Volciano per la consegna del denaro. I carabinieri a questo punto fotocopiano le banconote, che lui inserirà in una busta e porterà con sé all'appuntamento. L'incontro è sorvegliato a distanza di sicurezza dai militari e trasformato in arresto non appena l'ispettore, che ha controllato il contenuto della busta, esce dal locale.
Biloni, davanti al giudice dell'indagini preliminari per laconvalida, si avvale della facoltà di non rispondere. «Non ho mai preso soldi» dice. Ma non basta. Il gip Enrico Ceravone convalida l'arresto e lo spedisce in carcere.
A dargli ragione, venti giorni dopo, è il Riesame che, su istanza degli avvocati Paolo Sandrini e Graziano Amodeo, smonta la denuncia e l'ordinanza di custodia cautelare. Per i giudici sono troppe le anomalie insanabili della denuncia. A partire dall'entità della richiesta. Quei 516,70 profumano troppo di ragioneria per puzzare anche di mazzetta.
Quale funzionario pubblico pretenderebbe anche i centesimi? Quale rilascerebbe a riprova della mazzetta una ricevuta autentica? «Nessuno» risponde il Riesame, che trova nel Codice la spiegazione alla richiesta solo apparentemente bizzarra. I 516,70 euro non sono altro che il pagamento in misura ridotta della contravvenzione, per il quale, per sua stessa ammissione, il denunciante avrebbe ricevuto verbale.
Per i giudici anche la scelta del luogo per la consegna del denaro, poi non avvenuta, non può essere spia del tentativo di concussione. Semmai la prova del contrario. Ammesso avesse deciso di lucrare illecitamente 516,70 euro, per il Riesame, Biloni non l'avrebbe fatto in una pasticceria, tra una brioche ed un cappuccino, sotto gli occhi famelici di pettegolezzi e colazioni.
Pierpaolo Prati
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