Garda

Perse il braccio in moto: risarcimento annullato

A più di 10 anni dallo schianto, Matteo Baraldi aveva ottenuto il pagamento dei danni ma la Corte d’appello ha rovesciato la sentenza
AA

Lunedì 6 settembre 1999 Matteo Baraldi, allora 21enne, esce per un giro in moto. Da Sirmione viaggia verso Pozzolengo, la sua velocità è a norma, 90 km all’ora, come hanno poi dimostrato le rilevazioni. In uscita dal cavalcavia che sovrasta l’autostrada, in località Rovizza, manca il giunto metallico di collegamento con il livello stradale: si crea una sorta di buca che Matteo prende in pieno. La moto cade e gratta l’asfalto sino al guard rail, danneggiato a causa di un incidente di tre anni prima. Ciò che avrebbe dovuto rappresentare una protezione, diventa nel caso di Matteo un’arma quasi letale: come una lama, gli trancia il braccio destro. Trascorre quasi due mesi in ospedale e, oltre alla perdita del braccio, ha ferite su tutto il corpo.

Quel lunedì la vita di Matteo Baraldi è cambiata, per sempre. Ma Matteo è un leone. Forte e determinato non si scoraggia. Il 3 gennaio del 2000 si ripresenta al lavoro alla Federal Mogul, l’azienda dove all’epoca era impiegato, con un anno di anticipo su quanto i medici avevano consigliato. Da allora ha investito la sua energia in due battaglie che hanno avuto esiti sorprendenti, seppur opposti.

La prima battaglia Matteo l’ha vinta alla grande: è tornato in sella alla sua moto. Ha fatto costruire una protesi per guidare moto e ha spinto affinché le stesse moto venissero modificate per permettere la guida anche a piloti amputati. A Matteo è stata riconosciuta, primo caso in Europa, l’idoneità medico sportiva per motociclismo e velocità. Nel 2004, il Ministero dei Trasporti dopo aver esaminato il caso ha modificato il codice della strada per permettere la conduzione di motociclette modificate per la guida con protesi, così come già avveniva per le automobili. Ora vive su pista la sua passione.

La seconda battaglia ha avuto invece un esito a lui del tutto sfavorevole. Dopo la sentenza di primo grado emessa nel 2011 dal Tribunale di Brescia, che condannava il Comune di Pozzolengo al pagamento di circa un milione di euro come risarcimento danni per Matteo e i suoi familiari, la Corte d’appello di Brescia ha emesso una sentenza del tutto opposta. Siamo ai giorni nostri, 16 ottobre 2013: Matteo viene condannato al pagamento delle spese processuali, circa 60mila euro. Dalle motivazioni, sembra che corresse più del dovuto, che avrebbe dovuto conoscere le insidie di quella strada perché a lui nota e che al Comune di Pozzolengo non possa essere imputata alcuna responsabilità. In più, il guard rail sarebbe funzionale solo ad evitare l’uscita di strada dei veicoli, «non certo a evitare che un corpo disarcionato dalla motocicletta subisca lesioni».

Insomma, ora Matteo dovrà scegliere se pagare o procedere con l’ultimo grado di giudizio, la Cassazione. Col suo stipendio, non può permettersi né l’uno né l’altro. Ha aperto un conto corrente presso Unicredit, chi lo volesse può fare una donazione. Tutto sarà trasparente: estratti conto e utilizzo dei soldi. Qualora invece non dovessero più servire a lui per questa causa, verranno devoluti all’associazione «Cuore con le ali», che si occupa di bambini malati di tumore. Info sul sito www.matteobaraldi.it

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia