Garda

La notte del «supercarpione»

Un esemplare da 3 chili è stato catturato tra Fasano e l'Isola del Gardada Giuliano Apollonio e Agostino Merzari
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Storie di lago. Rimbalzano dall'onda alla spiaggia sulla vista della villa che fu di Giuseppe Zanardelli, al Bornico, in quel di Fasano. Questa narra una cattura rara. E fa notizia.
È l'abdicazione, suo malgrado, di un re delle acque gardesane: un carpione di ragguardevole quanto inusuale stazza che trova spazio in cronaca per i quasi 3 chili di peso accusati alla bilancia una volta tratto fuori dallo sprofondo.
Complice della circostanza e mezzo usato per l'attentato a segno al regale salmonide d'acqua dolce, è la rete calata nottetempo dalle mani di pescatori madernesi di lungo corso. Mezzo lecito, s'intende. Strumento di professionisti del mestiere i cui nomi evocano pagine d'altri tempi. Mestiere duro, in via di estinzione.


Risale a qualche notte fa, la cattura. L'eco a seguire compie il giro del golfo per finire immortalata in immagine sulle fotografie di rito mostrate a prova. Il carpione - nome scientifico salmo carpio - è pesce nobile quanto raro. Specie endemica del Garda. Siluro argenteo che predilige acque profonde e pulite.
A tendere l'agguato a lui fatale è la trama della rete calata alla Fasanella, tra la punta di Fasano e l'Isola del Garda, dalla barca di Giuliano Apollonio e Agostino Merzari. Discendenti, non ultimi, di famiglie storiche di pescatori madernesi che si sono guadagnate il pane con fatica vera. In quel braccio di lago il fondale scende vorticosamente. Fino a cento metri e più in prossimità della maggiore isola del lago.
È buio pesto quando i due pescatori recuperano la rete che sbarra la strada fluida ai pesci trenta metri più giù. Ci sono coregoni e qualche altra vittima di turno. Nel buio ecco il riflesso di una preda di stazza rilevante.


«Sulle prime - racconta Giuliano Apollonio - abbiamo pensato che si trattasse di una trota lacustre. Poi, abbiamo fatto chiaro con il faretto, ci siamo accorti che era un carpione. E bello grosso. Come a noi non era mai capitato di vedere».
Una volta tornati alla base sul lungolago, nel porticciolo accanto all'attracco del traghetto per Torri, la pesatura dà atto che il carpione finito nella rete è un esemplare davvero di riguardo. L'ago della bilancia si ferma a 2.950 grammi. Per il salmonide si apre la strada della pescheria.


Finisce qui il viaggio dell'esclusivo re di acqua dolce.
Monarca di acque profonde, quelle che abita e predilige. Soprattutto nella parte settentrionale del lago. Senza per questo disdegnare frequentazioni stagionali a sud, fra San Vigilio e la penisola di Sirmione. La preda più ambita da chi batte il lago per mestiere come da quanti hanno passione per l'attesa del segnale dell'abboccata all'esca della tirlindana che fila via sottotraccia.


E, mentre il carpione da Guiness (o quasi) finisce sul banco della pescheria seguendo la logica commerciale anche in questo caso prevalente, in piazza lo storico di turno evoca altri tempi. Acqua pulita e visite regali per assistere alla pesca dei carpioni. Come quando, nel pieno del Secolo dei lumi, l'imperatore d'Austria, Giuseppe II, scese da Innsbruck sul Garda apposta per assistere dal lago alla pesca dei carpioni. Accadeva il 24 luglio del 1724, a Limone. Sono altre storie d'antan che il lago racconta.

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