Garda

Desenzano, alle ortiche il nuovo sito dell'Unesco

Erbacce, ortiche e acqua stagnante infestano l'area palafitticola di Lavagnone di recente acquistata dal Comune.
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Firmato e approvato. La dichiarazione che i siti palafitticoli dell'arco alpino sono patrimonio mondiale dell'umanità, come ha decretato l'Unesco, è stata sottoscritta a fine maggio a Milano. L'intesa ha coinvolto il Ministero per i beni e le attività culturali, le 4 Regioni e le 11 Province del Nord interessate oltre ai Comuni.

Quello di Desenzano ha approvato nei giorni scorsi il protocollo d'intesa che segna l'avvio della collaborazione fra tutti i soggetti per attivare fondamentali azioni di tutela, conservazione, promozione, valorizzazione del sito transnazionale Unesco del quale fanno parte 111 villaggi palafitticoli. Di questi, diciannove sono italiani, e ben quattro si trovano sulla sponda bresciana del lago di Garda dove c'è la maggior concentrazione di palafitte.

E non mancano le novità su quello che è uno dei siti tutelati dall'Unesco. Il Comune nell'ambito del «progetto palafitte» ha finalmente acquistato una piccola porzione del terreno che custodisce i reperti della palafitta del Lavagnone. Si tratta in tutto di 850 metri quadrati, perfezionando un'iniziativa che risale addirittura all'aprile del 2010. Tradotta in accordo nel marzo del 2011 è stata formalizzata dal notaio lo scorso mese di aprile: costo del piccolo lotto 8.490 euro. Ma basta una visita nell'entroterra per rendersi conto della situazione non certo felice. L'area ha una recinzione in paletti e rete metallica che i più critici definiscono da orto o pollaio.

Quella che si presenta a chi vuol vedere la zona dov'è stato recuperato il più antico aratro del mondo non è una situazione da patrimonio mondiale dell'umanità anche se i reperti preziosi sono celati nel sottosuolo. Dominano la scena erbacce e ortiche, una recinzione malmessa con qualche varco, il sottosuolo dell'antico stagno che trasuda acqua e riempie la fossa dove ci sono i resti dell'età del Bronzo antico.

L'idea di realizzare un archeopark è al momento inattuabile per mancanza di spazio perché l'area acquistata è troppo ridotta. Anche l'accesso risulta piuttosto problematico. «È una situazione che abbiamo ereditato da pochi giorni - commenta il sindaco Rosa Leso -. Troveremo una soluzione».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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