Garda

Depuratore: «Permessi subito o liquami nel lago»

Garda Uno lancia l’allarme per il futuro del depuratore dell’Alto Benaco: «Servono i lavori di messa in sicurezza».
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Tempo quasi scaduto. Il depuratore dell’alto lago, realizzato in una delle galleria dismesse della gardesana, in località Largo dei minatori (Tignale), al servizio dei Comuni di Tremosine e Limone rischia di chiudere. A sei mesi dal crollo della montagna soprastante, che ha bloccato la strada d’accesso, mancano ancora alcune autorizzazioni. E così l’autonomia della struttura è ridotta al lumicino.

Se entro due, massimo tre settimane non si risolvono le questioni burocratiche, consentendo di realizzare i lavori di messa in sicurezza o di attivare un secondo accesso con autocarri, l’impianto verrà spento. Situazione motivata dal fatto che, da un lato non si riesce a portar fuori dalla galleria i fanghi della depurazione e, dall’altro, non si possono trasportare all’interno i materiali che servono per i processi di depurazione. Col rischio che i liquami fognari finiscano nel lago senza alcun trattamento.

L’allarme arriva da Garda Uno, multiutility che si è occupata della realizzazione del depuratore dell’alto Garda con un investimento di 6,8 milioni di euro. L’intoppo è provocato dai massi di roccia franati dalla montagna il 29 novembre ed il 5 dicembre scorso, rovinati sulla strada d’accesso all’impianto che da allora è chiusa, e inaccessibile. Ma la situazione è resa difficile dal fatto che un altro pezzo della montagna che sovrasta la valle del rio Brasa, 170 metri più un alto, rischia di «scaricare» un enorme spuntone di roccia in equilibrio instabile del volume di ben 850 metri cubi.

«Garda Uno - spiega l’ing. Mario Giacomelli, dirigente di settore - si è subito attivato per trovare soluzioni al problema. Sono stati fatti rilievi, prospezioni, predisposto un progetto che prevede la messa in sicurezza della strada provinciale soprastante, il distacco provocato con piccole cariche esplosive della parete in bilico, l’asportazione a valle, il probabile risanamento o rifacimento del ponte d’accesso al depuratore. Siamo pronti, ma dopo aver ottenuto il via libera della Comunità montana manca quello del Settore strade della Provincia di Brescia senza il quale non possiamo intervenire.

Nè è possibile accedere sull’altro versante perché, nonostante le richieste risalenti a due anni fa, l’Anas non ha mai rilasciato il permesso per aprire l’accesso carraio a nord rimuovendo un tratto di guard rail e sistemando un tubo antincendio. Così, non potendo trasportare all’esterno i fanghi residui di lavorazione e portar dentro i reagenti necessari a rimuovere il fosforo, rischiamo di disattivare il depuratore. I tempi sono strettissimi: l’autonomia è di 15, forse 20 giorni, poi, salvo arrivino le autorizzazioni, dovremo temporaneamente disattivare l’impianto».

Ennio Moruzzi

 

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