Via Brocchi, scontro sulla discarica di amianto

Contro lo stoccaggio gli ambientalisti chiedono il sequestro. La Profacta: «I controlli non hanno trovato anomalie»
video
AA

Botta e risposta al veleno tra i cittadini del Comitato spontaneo contro le nocività - che sabato i mattina hanno manifestato il loro disappunto davanti alla discarica di amianto di San Polo - e la Profacta, l'azienda che gestisce l'impianto in cui questa settimana sono iniziati i conferimenti del materiale. Dopo il ricorso al Consiglio di Stato, di cui ancora non si conosce l'esito, i Comitati intenzionati a fermare la discarica hanno arricchito il confronto con un altro capitolo, inoltrando alla Procura della Repubblica una denuncia finalizzata al sequestro «per illeciti» del sito. Il nuovo provvedimento, depositato giovedì dall'avvocato Pietro Garbarino, attende un esito nelle prossime ore.

«Abbiamo chiesto il sequestro dell'area perché vi ravvisiamo continue irregolarità - spiega l'avvocato - e vogliamo che l'autorità giudiziaria metta una freno alle inosservanze prendendo atto di quanto successo, ma anche impedendo che la situazione peggiori». Secondo il Comitato spontaneo contro le nocività, il Codisa e Legambiente, le inosservanze sarebbero tante.

Per la presidente del Codisa, Angelamaria Paparazzo, «l'amianto che entra in discarica non è inertizzato (mediante cristallizzazione) e quindi non può dirsi non pericoloso, perché quando l'involucro che lo avvolge sarà deteriorato si avranno dispersioni nell'aria dei suoi filamenti o la penetrazione verso la falda acquifera. La prova della sua pericolosità? Basta vedere le regole vigenti in discarica - continua - visto ad esempio che è prevista l'interruzione dei conferimenti in caso di vento superiore ai sei metri al secondo». Ma non è finita. «L'abuso più lampante riguarda la distanza tra discarica e case - gli fa eco Alessandra Cristini del Comitato Spontaneo -. C'è una famiglia che vive a 105 metri dallo stoccaggio e alcune in via Bettole a 170 metri, quando la distanza minima prevista dalla legge è di 200 metri in caso di "inerti" e 500 per i rifiuti pericolosi. Come se non bastasse non ci sono ancora gli alberi ad alto fusto che avrebbero dovuto esser piantati sul perimetro, mentre dall'impalcatura di fianco alla recinzione (costruita per permettere alla gente di controllare i lavori) non si vede nulla della zona di conferimento». Una parte della frustrazione i cittadini la scaricano anche sugli amministratori. «Il Comune dovrebbe controllare la situazione ma non lo fa - conclude la Paparazzo -. Non ci divertiamo a spendere tempo seguendo queste cose. Lo facciamo perché non lo fanno gli incaricati».

Piccata almeno quanto quella dei Comitati la risposta dei gestori. «I lavori sono iniziati perché tutte la autorità preposte a rilasciare i permessi hanno sottoposto la nostra azienda a controlli severi - replica l'amministratore di Profacta Tommaso Brognoli - e hanno trovato tutto in regola al 100%. La localizzazione a San Polo? Dite che è meglio vedere l'amianto sparso per prati e boschi in discariche abusive? Per l'esposto alla Procura, posso dire che abbiamo avuto controlli anche in settimana, ma non credo siano state rilevate irregolarità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia