Una verità da cercare nella storia

di Claudio Baroni
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Tutti assolti. Ma questa terza inchiesta sulla Strage di piazza Loggia non svanisce nel nulla. Non si possono condannare gli uomini, ma il contesto - l'area dell'eversione neofascista - trova conferma. Lo sconforto, il senso di impotenza, l'ansia di una verità ancora una volta negata: queste le reazioni che si colgono attorno al palazzo di giustizia e in città. Certo, bisognerà attendere le motivazioni per conoscere gli elementi di un'assoluzione che affidandosi ai «ragionevoli dubbi» lascia intendere che alcune certezze sembrano acquisite. Sulla scena resta il dolore dei familiari di quegli otto morti ancora in cerca di una pace che appare negata per sempre, resta la delusione di chi si sente parte lesa - come la città e i sindacati -, ma resta anche la sensazione che la verità abbia guadagnato spazio.
Ben 17 anni di inchiesta, novecentomila pagine di atti, cinquecento testimoni convocati e 166 udienze non sono stati invano. Sono la testimonianza di una giustizia che non si rassegna, che continua a lottare nella palude creata ad arte, tra le nebbie di una stagione che vorremmo tanto lasciarci alle spalle definitivamente, con una verità giudiziaria, prima di affidarla alla storia. I due anni di lavoro della Corte d'Assise sono la dimostrazione di un impegno lodevole, tanto più perché svolto lontano dal clamore della cronaca e nel disinteresse di giornali e televisioni nazionali. Un impegno quotidiano, determinato, istituzionale, com'è giusto che sia in un Paese civile, che alla fine onestamente ammette: poiché la responsabilità penale è personale, non ci sono elementi tali da giungere a condanne. Forse da investigazioni e magistratura non si può pretendere di più, dopo tanto tempo e tali resistenze. Qui la verità processuale, per ora, si ferma e con onestà, non potendo condannare gli uomini, evita di farlo con i contesti, sapendo che Brescia ha pagato un prezzo tremendo per le trame di chi voleva sovvertire la storia del nostro Paese. Affida il tutto alla cultura e soprattutto alla storia che sola, con il tempo, i documenti e il necessario distacco, potrà offrire una verità possibile. E questa convinzione mitiga la tristezza e il senso di frustrazione di queste ore.

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