Ultras picchiato a Verona: venerdì la sentenza

E' attesa venerdì la sentenza del processo che vede imputati 8 celerini, accusati di aver picchiato il tifoso del Brescia Paolo Scaroni.
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E' attesa venerdì al tribunale di Verona la sentenza del processo che vede imputati otto celerini, accusati di aver picchiato il tifoso del Brescia Paolo Scaroni. In fatto risale al settembre 2005, quando il tifoso delle rondinelle venne selvaggiamente picchiato alla stazione di Verona, al termine del match tra gli scaligeri e le rondinelle.

Se saranno stati gli otto celerini del VII Reparto Mobile di Bologna, indagati per il reato di lesioni gravissime (per la cronaca il pm ha chiesto otto anni di condanna e l’iscrizione nel registro degli indagati per alcuni dirigenti della Questura scaligera accusati di falsa testimonianza) lo stabilità venerdì il tribunale, che emetterà la sentenza di primo grado.

"Per chi non conoscesse ancora la mia vicenda - ha scritto Scaroni in una lettera aperta alla stampa e alla comunità -  sappia che più di sette anni fa sono stato pestato a sangue e ridotto in fin di vita mentre cercavo di risalire sul treno che mi avrebbe dovuto riportare - di lì a poco - nella mia città (Brescia) e dalla mia famiglia, cioè a quella quotidianità fatta di duro ma dignitoso lavoro, di sport, di sentimenti umani, di valori cristiani, di amici veri, di amori personali.

Purtroppo, come molti sapranno, così non fu, e al mio paesello (Castenedolo) feci ritorno solamente dopo un intervento miracoloso (la prima prognosi mi dava per spacciato, la seconda mi relegava a un vegetale) e dopo alcuni mesi di terapie e riabilitazioni intensive, cure impegnative e dispendiose che, naturalmente, continuano tuttora (sono invalido al 100%, e poiché non ho più speranza di migliorare, almeno fisicamente, continuo la dolorosa fisioterapia nel tentativo di mantenere quel poco che mi è stato risparmiato)...".

Venerdì a Verona sono attesi moltissimi gruppi ultrà, amche rivali di quelli del Brescia, ma che negli anni hanno sostenuto Paolo nella sua battaglia. Proprio a loro Scaroni ha voluto dedicare una parte della sua lettera, perché prevalga il senso di responsabilità.
"Voglio ricordare a tutti quelli che decideranno di sostenermi venerdì, di farlo come sempre col cuore, ma anche e soprattutto con la testa; questo a prescindere dal tipo di sentenza che sarà emessa. Nonostante tutto, ho ancora la forza non solo di raccontare la mia storia fino alla fine, ma anche di sopportare un’altra eventuale ingiustizia; inoltre, credo di possedere la determinazione per affrontate -a testa alta- tutti i gradi di giudizio restanti".
 

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