Tre anni e mezzo di buio assoluto, poi esce dal coma

Rocco è stato vittima di un incidente nel 2007, la riabilitazione al Centro «don Gnocchi».
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Il rumore sordo delle lamiere che si scontrano. La caduta sull'asfalto ed il buio. Un buio totale, che ha accolto Rocco in un coma che è durato tre anni e mezzo. Un periodo lunghissimo, poi il risveglio. Quando accadono cose così,la prima tentazione, quella che nasce dal cuore e dalle viscere, quella che fa accapponare la pelle e non riesce a fermare un pianto dirotto, è di gridare «al miracolo».
Ma nella pur imperfetta scienza medica, il termine non trova cittadinanza. Perché i miracoli, in questo ambito, non ci sono ed è la stessa medicina a riconoscere che è impossibile sapere per certo, prima di trattare un paziente, quale sarà il risultato. «Lo stato vegetativo è una situazione che potenzialmente può essere persistente, ma non esistono prove scientifiche di una non reversibilità. I casi di risveglio, soprattutto dopo periodi molto lunghi, sono pochissimi, ma ci sono. Rocco è uno di questi» spiega la dott. Galeri del Centro di riabilitazione della «don Gnocchi» di Rovato.
Rocco. Un omone dagli occhi chiari e dal volto luminoso. Aveva trent'anni, nel maggio 2007, quando la sua vita ha violentemente sterzato, iniziando un percorso su binari del tutto differenti. Si trovava a Breno e stava tornando dal lavoro per la pausa pranzo. Ad aspettarlo ad Esine la sua compagna Rosi, ma anche le partecipazioni di nozze per un matrimonio che si sarebbe dovuto celebrare prima dell'estate. «È rimasto in Rianimazione al Civile per due mesi ed è stato trasferito in Neurologia in attesa del posto nel Centro di riabilitazione di Rovato, dove è stato seguito fino al dicembre del 2007. Poi lo abbiamo portato a casa» racconta la mamma Elsa, lo stesso volto luminoso del figlio ed una volontà di ferro. Una fede nella vita che l'ha sostenuta nei lunghi e difficili anni del coma, nella speranza sempre accesa malgrado le più pessimistiche previsioni mediche. L'aiuto delle figlie, delle nipotine , della fidanzata di Rocco e quello dell'intera famiglia che ha saputo accoglierlo nella sua «nuova veste». Meglio, non l'ha mai respinto: per loro Rocco è rimasto quello di sempre: «Quando andavamo a tavola, lo portavamo con noi adagiato nella sua speciale poltrona. Quando andavamo al ristorante, era insieme a noi. Così in gita o in vacanza - continua Elsa -. Rocco è sempre stato parte della famiglia ed ha sempre partecipato alla nostra vita».
Era sera, quando Rocco ha ripreso a parlare. Il 20 novembre 2010. La madre gli stava mettendo i tutori alle braccia, prima di dormire. All'improvviso, lui: «Io quelle cose lì non le voglio, tanto non mi fanno niente». Il corpo di Elsa si irrigidisce, cerca di non far rumore per permettere alla voce del figlio di ripetersi nella mente. Per capire che non è stata una visione. «No, sono sicura, ha parlato». Lo diceva a se stessa, prima ancora di urlarlo alle amate figlie. Dopo quella frase, Rocco è rimasto in silenzio per un altro giorno. Poi, in cucina insieme alla sorella, ha di nuovo fatto udire la sua voce: «Ho fame». «Ho preso uno yogurt delle mie bambine e l'ho aiutato a mangiarlo: l'ha inghittiro tutto, senza alcun problema, come se non avesse mai smesso di mangiare. Invece, dal giorno dell'incidente, era nutrito per via enterale» racconta la sorella. Per alcuni giorni, dopo un consulto con il medico, è stato di nuovo nutrito con cibi quali passati di verdura e pappe. È stato lui a protestare, dicendo che avrebbe gradito qualcosa di più solido, tipo pasta o carne. Era fatta: il cibo non era più un problema e, anzi, quando ora gli chiedono cosa ricorda di quel lungo periodo di coma, lui: «Ricordo che voi mangiavate sempre».
«Appena sveglio si ricordava solo quello che è accaduto in passato - spiega la mamma -. Da circa quindici giorni è seguito al Centro di riabilitazione della don Gnocchi a Rovato e, da allora, i miglioramenti sono continui. Ora ricorda anche quello che è accaduto un paio di ore fa ed è migliorata la sua attenzione quando gli parliamo».
Anna Della Moretta

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