Stamina: "Violazioni a tutti i livelli"

«Nella vicenda Stamina, a parte l’Aifa e l’Istituto superiore di sanità, sono state commesse violazioni deontologiche e legali da tutti i protagonisti della vicenda, medici e giudici compresi, contravvenendo alle regole vigenti».
Così Giuseppe Remuzzi, direttore del dipartimento di medicina dei Trapianti dell’ospedale di Bergamo, e membro della commissione della Commissione Sviluppo e Sanità della Regione Lombardia (i cosiddetti «saggi») durante l’audizione nell’indagine conoscitiva sul Stamina avviata dal Consiglio regionale lombardo.
Violazioni sono state quelle di medici come «Marino Andolina, vicepresidente di Stamina, che si è appoggiato a strutture come il Burlo Garofolo di Trieste e gli Spedali civili di Brescia, e a medici per far prescrivere la cura. Chi ha prescritto questa terapia, senza sapere cosa fosse, lo ha fatto contro le regole deontologiche - rileva - dal momento che non si può prescrivere una terapia segreta». E anche i giudici, secondo Remuzzi, hanno sbagliato, «dal momento che devono rendersi conto che non possono imporre un trattamento solo perchè c’è una prescrizione del medico. Non tutto è prescrivibile».
Inoltre la legge sulle cure compassionevoli «è stata aggirata - continua Remuzzi - visto che sulla terapia Stamina non c’erano studi su animali e ricerche pubblicate su letteratura internazionale. E violazioni sono state commesse sul consenso informato, che qualche volta c’era e qualche volta no. E quando c’era, non dava tutte le informazioni come previsto per le cure compassionevoli. Anche il Comitato etico non poteva avallare». Gli stessi medici che hanno somministrato la cura a
Brescia «lo hanno fatto contravvenendo alle norme, perchè non sapevano cosa stavano somministrando ai malati. Hanno provato anche con il nostro ospedale a Bergamo a far dare la terapia Stamina, ma noi abbiamo rifiutato. Non c’era un protocollo e nessun lavoro alla base. Se si vuole dire no, si può».
La commissione dei saggi inoltre, lo scorso gennaio, aveva inviato un documento firmato all’unanimità da tutti i suoi membri alla Regione, in cui si esprimevano le loro preoccupazioni «su ciò che si sente dire su Stamina - conclude Remuzzi - e che le cure devono essere passate dal Ssn solo se si hanno evidenze scientifiche alla base, mentre bisogna prendere le distanze da ciò che non ha i requisiti. Il nostro obiettivo era di essere d’aiuto ai pazienti. Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta dalla Regione»
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