Scomunica ai mafiosi, la gioia di don Panizza

«Evviva. Era ora»: il prete antimafia don Panizza, bresciano trasferito in Calabria, saluta con soddisfazione la decisione del Papa.
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È ancora molto intensa l’eco delle parole chiare pronunciate a Cassano allo Jonio, in Calabria, da Papa Francesco per scomunicare mafiosi e ’ndranghetisti. Un’eco che, dalla spianata di Sibari, gremita da duecentocinquantamila fedeli, è arrivata molto netta anche a Capizzaglie, quartiere difficile di Lamezia Terme. Qui, dal 1976, vive ed opera don Giacomo Panizza. 
Bresciano, emigrato alla rovescia come scherza lui, don Giacomo è l’anima di «Progetto Sud» comunità autogestita di assistenza ai disabili alla quale, nel tempo, se ne sono affiancate anche altre. Il sacerdote - uno dei volti degli spot televisivi per la campagna a favore dell’8 per mille alla Chiesa cattolica - è nel mirino da quando, nel 2002, ha preso in gestione uno stabile confiscato ad una cosca locale. Da allora minacce e intimidazioni, programma di protezione ma anche, accanto alla missione spirituale, tanto impegno sociale a favore della legalità con libri e presenze ad iniziative di sensibilizzazione. 
 
«Evviva. Era ora. Le parole chiare di Papa Francesco e, soprattutto, la scomunica ufficiale - dice don Giacomo che ha appena impartito la prima comunione ad alcuni giovanissimi della parrocchia e nel pomeriggio ha un impegno con la processione del Corpus Domini - portano a facilitare quello che la Chiesa dice da sempre e cioè che sono i mafiosi che sbagliano e che non possono decidere loro chi sono i santi e chi sono i peccatori».
 
«Purtroppo - aggiunge - c’è chi pensava che siccome i mafiosi venivano tollerati e non scomunicati, forse potevano avere anche un po’ di ragione. Macché ragione. Quelli mettono il potere loro, non quello legittimo, sopra ogni cosa. Invece, sopra ogni cosa, c’è Dio e ci sono le persone e non il denaro e il loro potere». Cosa cambia adesso? «Dopo queste parole - prosegue don Giacomo - mi sento meno scocciato da chi mi dice che, forse, con i mafiosi, certe cose noi ce le cerchiamo. Un fatto, questa presa di posizione ufficiale, che rende molto più tranquilli su chi sbaglia. Certo, se si dovessero pentire li abbracciamo pure, ma stanno sbagliando e a sbagliare non siamo noi». 
 
Intanto, a Cassano allo Jonio, si è tornati alla normalità, il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, che della diocesi è vescovo, nella messa di ringraziamento ha ripreso le parole di Papa Bergoglio. «Chi non si riconosce nella centralità di Dio e sceglie idoli - ha detto - finisce per essere travolto dalla violenza. Ed è quello che è successo nella nostra comunità nei primi due mesi dell’anno con la vicenda di Cocò e con l’uccisione di don Lazzaro. In questi mesi, però, ci siamo preparati alla venuta del Santo Padre avendo come faro il chiedere perdono e il chiedere scusa. E secondo me questa è la direzione giusta».

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