La galleria: ottava meraviglia di Brescia

Da rifugio antiaereo a collegamento per unire la città. Da memoria della guerra a simbolo della rinascita
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Da rifugio antiaereo a collegamento per unire la città. Da memoria della guerra a simbolo della rinascita. Sabato 28 aprile 1951 finalmente la galleria sotto il Cidneo veniva aperta al traffico. «Giornata memorabile per l’urbanistica cittadina» titolava con enfasi il nostro giornale. Il centro si univa ai quartieri settentrionali, avvicinandosi al nuovo ospedale.

Quella mattina la corsa inaugurale nel traforo venne affidata alla Jaguar di Clemente Biondetti, vincitore nel 1938, 1947-1949 della Mille Miglia, che proprio quel giorno salutava la partenza della XVIII edizione. La concomitanza non era casuale: una scelta per amplificare la festa, ma soprattutto per mostrare all’Italia il ritrovato orgoglio della città attraverso un’opera pubblica messa in vetrina nei giorni della corsa più famosa del mondo.

Minatori e macchinari avevano cominciato a scavare il colle sotto il Castello nel gennaio 1943. Lavori in via Mazzini e dall’altra parte, alla Pusterla, per offrire alla popolazione riparo dalle bombe alleate. Finita la guerra, l’Amministrazione alleata, nel giugno 1945, aveva autorizzato il Comune a continuare il cantiere con una diversa finalità. Nel settembre del 1946 era caduto l’ultimo diaframma della Galleria, 420 metri di lunghezza per 14 di larghezza. L’«ottava meraviglia di Brescia», la definì un cronista visitandola. Ma ci vollero ancora cinque anni per terminarla, fra i lavori e le attese dei necessari finanziamenti statali.

Furono necessari cinque anni anche per restituire alla città uno dei suoi luoghi simbolo, il Duomo nuovo, danneggiato dalle bombe. Nel giorno di Pasqua del 1950, il 9 aprile, campane a distesa per la Resurrezione di Cristo e del tempio. «I marmi bianchi - scrisse il giornale - sono ridiventati nivei; i legni antichi luccicano alla pari dei nuovi: l’interno della chiesa ha dissimulato i suoi tre secoli e mezzo di vita».

Ma l’opera più importante arrivata al traguardo fu l’Ospedale Civile a S. Rocchino. Nel settembre 1938 l’avvio del cantiere, il 10 dicembre 1950 l’inaugurazione del primo dei tre padiglioni progettati. Altri tre mesi per la sistemazione e il 5 marzo 1951 l’ingresso del primo degente nel primo reparto: una donna in ginecologia. Il numero dei ricoverati del Civile passò dai 20.522 del 1947 ai 22.396 del 1952; il personale da 680 addetti a 800. Nel 1953 l’entrata in funzione anche degli altri due padiglioni: il vecchio ospedale, fra le vie Moretto, Vittorio Emanuele II e Gramsci, chiuse il 19 dicembre.

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