La città ha reso omaggio al suo Tesoro

Nel penultimo venerdì di Quaresima Brescia riscopre il suo Tesoro e ripercorre, nella visita alle Sante Croci esposte in Cattedrale, secoli di storia civile, religiosa e artistica. Da mattina a sera gruppi e scolaresche e singoli fedeli hanno sostato vicino al presbiterio, dove è rimasto esposto per l'intera giornata il Tesoro che solo due volte all'anno viene tolto dal forziere della cappella del Duomo Vecchio: l'ultimo venerdì di marzo e il 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Santa Croce.
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Nel penultimo venerdì di Quaresima Brescia riscopre il suo Tesoro e ripercorre, nella visita alle Sante Croci esposte in Cattedrale, secoli di storia civile, religiosa e artistica. Da mattina a sera gruppi e scolaresche e singoli fedeli hanno sostato vicino al presbiterio, dove è rimasto esposto per l'intera giornata il Tesoro che solo due volte all'anno viene tolto dal forziere della cappella del Duomo Vecchio: l'ultimo venerdì di marzo e il 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Santa Croce.

Il gonfalone del Comune di oggi da un lato, l'Orifiamma del Comune medievale dall'altro, nel segno di una continuità di dialogo e collaborazione tra i pastori della Chiesa locale e i rappresentanti delle istituzioni cittadine. La reliquia della vera croce di Cristo è al centro dell'attenzione e di una plurisecolare vicenda: il primo sguardo viene indirizzato dalle guide dell'associazione culturale Il Mosaico ai tre frammenti di legno disposti a forma di doppia croce, arrivati a Brescia per vie misteriose, al tempo delle Crociate. Le guaine d'oro decorate a smalto riportano a Costantinopoli e al secolo decimo, nel 1260 gli Statuti comunali indicavano le misure di sicurezza per la salvaguardia della reliquia. Fa parte del Tesoro la Stauroteca di legno rivestito d'argento, in cui fino al 1532 la reliquia veniva riposta: sul coperchio è raffigurato il Cristo sofferente in croce, con Maria e Giovanni ai lati; all'interno le due figure dell'imperatore Costantino e della madre Elena richiamano la narrazione del ritrovamento del sacro legno nella «Leggenda aurea», con elementi lombardi, bizantini e ottoniani.

La città nel tempo ha avuto grande devozione e cura per la reliquia che in età rinascimentale, con preziosa opera di oreficeria, è stata dotata di una teca in cristallo di quarzo con legamenti in oro, poggiata su un piedistallo di complessa e raffinata fattura. È di quell'epoca anche la decisione del Comune di ricavare in Duomo Vecchio una cappella da dedicare alle Sante Croci e al 1520 risale la prima attestazione sull'attività della Compagnia dei Custodi delle Sante Croci, che tuttora vigila sulla conservazione del Tesoro e sulla sua presentazione alla città, a conclusione degli incontri di meditazione e di preghiera che si tengono in Cattedrale nei venerdì di Quaresima.

Riporta invece al tempo delle lotte tra guelfi e ghibellini la Croce del Campo, che veniva issata sul Carroccio comunale: in un incavo conservava reliquie; l'anima in legno è rivestita da una lamina d'argento puro, con bordi dorati. Antiche gemme, pietre dure e vetri colorati sono incastonati sulle due facce: in rilievo è riprodotta nella parte anteriore la scena della Crocifissione, al centro dell'altro lato si vede l'immagine dell'Agnello sacrificale.

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