E' vero: WhatsApp diventa a pagamento

La cifra è irrisoria, 89 centesimi l'anno, ma suscita polemica l'evoluzione dell'App nata in nome della gratuità
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L’abbiamo letto e visto smentire tante volte sui social network: ora è diventato realtà, anche se molti stentano a crederci. WhatsApp, l’applicazione che permette di inviare messaggi istantanei via internet, diventa a pagamento.

E’ quanto affermano i suoi creatori, Brian Acton e Jan Koum, sul sito ufficiale (http://www.whatsapp.com/?l=it): "Viene di seguito fornita una spiegazione dettagliata degli abbonamenti a WhatsApp. Ci teniamo a sottolineare che WhatsApp non addebiterà mai in modo automatico dei costi di abbonamento. Per iPhone c'è un addebito una volta soltanto: quando viene scaricata per la prima volta l'app. Fortunatamente Apple consente di ri-scaricare WhatsApp a titolo gratuito tutte le volte che serve. Ricorda di usare ogni volta lo stesso AppleID. Per tutti gli altri tipi di telefono (Android, BlackBerry, Windows Phone e Nokia) WhatsApp è gratis da scaricare e provare per il primo anno. Quindi, puoi decidere se abbonarti per un altro anno pagando 0.99 USD".

Quindi gli utenti che utilizzano WhatsApp su dispositivi Apple, avendola già pagata 0,79 euro al primo download, potranno continuare ad usufruirne senza costi aggiunti; tutti gli altri utenti invece dopo il primo anno saranno costretti a pagare un abbonamento annuale di 0,89 centesimi. Costo irrisorio che tuttavia sta scatenando numerose polemiche dovute allo strano evolversi dell’applicazione, nata in nome della gratuità e, dopo la grande diffusione, convertita in fonte di denaro.

Ma perché proprio WhatsApp ha avuto questo grande successo - si parla di una cifra compresa tra i 100 e 300 milioni di utilizzatori – rispetto ad altre app simili? Il motivo probabilmente è la facilità di aggiunta dei contatti, ragione che tuttavia sta causando non pochi problemi nelle questioni relative alla privacy. Sono le autorità canadesi ed olandesi a lanciare l’allarme: il programma richiede l'accesso ai numeri di telefono di tutti i contatti della rubrica, indipendentemente dal fatto che questi facciano uso o meno dell’app.

"Sia gli utenti che i non utenti devono avere il controllo dei loro dati personali e gli utenti devono poter decidere liberamente quali contatti e quali dettagli dei contatti vogliono condividere con WhatsApp" afferma Jacob Kohnstamm, presidente dell’Autorità garante della Protezione dei Dati olandese. Gli sviluppatori non hanno ancora rilasciato dichiarazioni al riguardo, ma i Paesi coinvolti hanno già anticipato la possibilità di partire con multe.

Intanto, a causa del “canone” migliaia di utenti minacciano di virare verso altre applicazioni che offrono lo stesso servizio, come Viber o Tango. Staremo a vedere se questi eventi intaccheranno il successo del sistema di messaggistica più in voga del momento.

 

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