Canton Mombello, carcere da tortura

«Class action» a Strasburgo della maggioranza dei detenuti «bresciani». La Corte condanna l'Italia «per torture e trattamento degradante»
Canton Mombello, carcere da tortura
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Un metro quadrato. Questo lo spazio massimo che i detenuti della Casa circondariale di Canton Mombello hanno a disposizione per vivere. Uno spazio talmente ristretto che, spesso, a turno sono costretti a rimanere in piedi, per consentire agli altri, con i quali condividono la triste sorte, di poter svolgere le minime attività di sopravvivenza.

Per questo, il 2 gennaio 364 detenuti del carcere di via Spalto San Marco hanno depositato alla segreteria della Corte per i diritti umani del Consiglio d'Europa a Strasburgo, una «class action», ovvero una denuncia delle loro condizioni di vita. Allegando un video, nel quale si documenta il sovraffollamento, con la presenza anche di otto persone in un'unica cella.
Le celle di Canton Mombello, 96 in tutto, sono in parte di 12,40 metri quadrati, di cui quattro calpestabili, e altre di diciotto metri, calpestabili tre.

Brescia non è tuttavia sola. Proprio ieri, infatti, la Corte per i diritti umani del Consiglio d'Europa ha pesantemente condannato il sovraffollamento delle carceri italiane con una sentenza depositata a Strasburgo. Avere un metro quadrato, o poco più, a disposizione per vivere in una cella è considerato «tortura e trattamento inumano e degradante» e viola l'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell'Uomo. «Questo problema strutturale - si legge nel giudizio - è ora ben conosciuto a livello nazionale. La Corte chiede alle autorità di realizzare entro un anno misure che rimedino le violazioni della Convenzione relative al sovraffollamento».

Il giudizio si è basato sul ricorso di sette persone detenute nelle prigioni di Busto Arsizio e Piacenza. Ciascuno ha denunciato di aver diviso una cella da 9 metri quadrati con due altre persone, per 3 metri quadrati a testa, di aver sofferto per la mancanza di acqua calda e, in qualche caso, anche per un'illuminazione inadeguata. La Corte di Strasburgo ha ribadito che «la detenzione non comporta la perdita dei diritti garantiti dalla Convenzione» e ha stabilito che lo spazio a disposizione dei detenuti in questione non era conforme agli standard richiesti per un'accettabile detenzione, pari ad almeno 4 metri quadrati per persona. La stessa Corte ha stabilito che i sette detenuti che hanno presentato ricorso hanno diritto a un risarcimento, da parte dello Stato italiano, di 99.600 euro per danni non materiali. Quattro di loro avranno, inoltre, diritto a 1.500 euro ciascuno per il rimborso delle spese affrontate nel procedimento.

Con la sentenza di ieri, la Corte ha deciso di esprimere un «giudizio pilota», per denunciare la situazione delle carceri italiane, definendola «strutturale e sistemica» proprio sulla base del ricorso dei sette.


Anna Della Moretta

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