Brutte figure tra aeroporto e autostrada in Valtrompia

L'autostrada della Valtrompia e l'aeroporto di Montichiari rappresentano due promesse mancate per il territorio
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Benvenuto aeroporto, a presto autostrada. L’uno e l’altra motori di sviluppo per il territorio bresciano. Il primo realtà, la seconda in arrivo. C’era ottimismo - rivelatosi eccessivo - il 15 marzo 1999 a Montichiari. Presenti i vertici della politica locale, regionale e nazionale, a cominciare dal presidente del Consiglio Massimo D’Alema e dal presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. Dopo soli sette mesi di lavori apriva l’aeroporto Gabriele D’Annunzio per supplire alla chiusura di tre mesi del Valerio Catullo di Verona, impegnato nella manutenzione della pista. Finalmente, dopo decenni, si avverava il sogno bresciano di uno scalo di casa. Si teorizzava un futuro di soddisfazioni, a patto, disse Formigoni, di «definire un progetto di integrazione con il sistema aeroportuale lombardo, ovvero Bergamo e Milano» (ma il D’Annunzio è dei veronesi...).

Quanto all’autostrada della Valtrompia, i sindaci della valle tampinarono D’Alema, il quale promise: «Stiamo studiando la soluzione più adatta, una proroga delle concessioni che consenta la costruzione della strada». Un problema che riguardava sia la Serenissima (titolare del progetto triumplino), che la Centropadane (A21). La Valle continua ad attendere, mentre Centropadane non ha avuto quello che sperava (conseguenza: i cantieri della Corda Molle sono incompiuti e gli agricoltori espropriati non sono stati pagati).

«Quando noi italiani ci mettiamo d’accordo per fare una cosa poi la facciamo bene» affermò D’Alema nell’occasione. Già, peccato che spesso non ci si metta d’accordo, come nel seguito dell’aeroporto. Senza contare la burocrazia, l’instabilità politica, le lentezze ministeriali... Comunque non una bella figura per Brescia e per il sistema Italia.

Enrico Mirani

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