Allarme bomba, sim e cellulare gettati dopo la chiamata

Si sono disfatti delle schede sim e del telefono i due indagati nell'inchiesta sull'allarme bomba del del 4 settembre scorso
Allarme bomba in volo, due indagati nel Bresciano
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Si sono disfatti delle schede sim e del telefono i due indagati, residenti a Brescia, nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Lamezia Terme sulla telefonata anonima che segnalava la presenza di una bomba sul volo Ryanair del 4 settembre scorso partito da Lamezia Terme e destinato a Bergamo.

È quanto emerge dalle indagini della polizia di frontiera dell'aeroporto di Lamezia Terme. Su delega del sostituto procuratore Santo Melidona, gli agenti hanno prima di tutto identificato i tre intestatari delle telefonate ricevute dalle schede sim acquistate da un cittadino pakistano a Brescia, una delle quali usata per la telefonata anonima all'aeroporto di Lamezia Terme.

Le persone che hanno ricevuto le telefonate da parte dei due indagati vivono in Toscana e nel Lazio, alcuni dei quali sono senza fissa dimora. I destinatari delle telefonate hanno dato indicazioni agli investigatori per individuare la persona che aveva la disponibilità della scheda sim, residente in provincia di Brescia, nella stessa zona in cui era stata localizzata l'utenza da cui erano partite le telefonate per l'aeroporto di Lamezia Terme.

Successivamente sono stati identificati e denunciati per aver commesso in concorso il reato di procurato allarme  M.R.M., nata nel 1986,  incensurata e convivente con un noto esponente di una famiglia ‘ndranghetista calabrese,  e T.A., nato nel 1983,  quest’ultimo con diversi precedenti di polizia.

Dopo la telefonata anonima fatta all'aeroporto di Lamezia Terme i due si sono disfatti delle schede sim e del telefono cellulare e questo particolare fa ritenere che i due hanno piena conoscenza delle tecniche investigative che possono condurre all'identificazione dei titolari delle utenze cellulari.

L'allarme bomba, che ha comportato l'attivazione del dispositivo di sicurezza contro episodi di terrorismo, è costato all'erario oltre 150 mila euro di danni, per i quali i due indagati verranno deferiti anche alla Procura regionale della Corte dei Conti della Calabria

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