Economia

La crisi frena l’Agricar: chiesto il concordato

Chiesto il concordato in continuità: il gruppo di San Zeno fa ricorso alla procedura concorsuale per proseguire l’attività
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Il gruppo Agricar ha depositato in Tribunale la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo che, nella sua nuova veste, contempla anche la «continuità aziendale». Per la società di San Zeno Naviglio (concessionaria Mercedes, Jeep, Smart, Volvo e Mitsubishi) si chiude così un capitolo amaro della sua storia, negli ultimi anni contrassegnata dalla crisi del mercato dell’auto, ma l’avventura imprenditoriale della famiglia Cremonesi proseguirà.

Lo scrive chiaramente il presidente Francesca Cremonesi, in una nota diffusa dai propri legali: «Il gruppo ritiene che la scelta fatta costituisca il punto di partenza di un percorso di rilancio che passerà attraverso una fase di riorganizzazione e di risanamento volta al recupero di un corretto equilibrio finanziario e una definitiva ristrutturazione del debito». Non solo. «I contratti commerciali acquisiti per la vendita di auto e veicoli commerciali non ancora consegnati - assicura Francesca Cremonesi - saranno pienamente tutelati e il gruppo ne garantisce la positiva finalizzazione nel completo rispetto degli accordi stipulati con i propri clienti». Rimarranno quindi operativi i punti vendita e le officine di Brescia, Artogne, Piacenza, Parma e Mantova.

Nel frattempo, i vertici dell’Agricar, guidati da un team di professionisti bresciani, svilupperanno un piano industriale che entro la fine dell’estate verrà presentato in Tribunale. Solo con l’avallo dei giudici bresciani, dunque con l’ammissione al concordato preventivo, questo progetto comincerà a produrre i suoi effetti. «Siamo fiduciosi - proseguono dal quartiere generale di San Zeno Naviglio - che attraverso il concordato le società Agricar Diesel spa e Agricar spa possano proseguire la loro attività d’impresa salvaguardando al meglio i rapporti commerciali in essere e ricevendo un adeguato supporto dalle banche». Le pendenze verso gli istituti di credito sono il punto dolente del gruppo: i debiti finanziari ammontano infatti a 80 milioni di euro, il passivo complessivo è invece di 100 milioni. A tal proposito non si può trascurare neppure il fatto che sulle spalle dei soci Agricar pesano anche alcuni decreti ingiuntivi che, con la richiesta di ammissione al concordato preventivo, hanno momentaneamente perso la loro efficacia.

Il piano di rilancio dell’Agricar non è stato ancora abbozzato, ma di sicuro, come anticipato da Francesca Cremonesi «prenderà in considerazione la razionalizzazione del patrimonio immobiliare attraverso la dismissione di alcuni cespiti considerati non strategici e un adeguato supporto finanziario da parte degli azionisti». In parole più semplici, verranno messi sul mercato alcuni immobili del gruppo e nello stesso tempo la famiglia Cremonesi verserà nuova liquidità nelle casse della società. «Nell’ambito del concordato - tengono inoltre a precisare dall’Agricar - sarà assicurato, così come previsto dalle norme di legge, l’integrale pagamento delle forniture di beni e servizi che verranno effettuati dai fornitori, nonché lo svolgimento dell’attività ordinaria di vendita di auto e veicoli commerciali e industriali».

In sostanza, l’attività di Agricar proseguirà senza particolari differenza rispetto a oggi, in attesa che vengano definiti nuovi scenari. Non sono previste ripercussioni, per il momento, nemmeno sulla forza lavoro. Anche se da oltre un anno i 238 dipendenti del gruppo stanno fruendo degli ammortizzatori sociali.

Erminio Bissolotti

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