Economia

C’è la crisi, ma a Brescia ci sono addirittura 836 bar

Dal 2007 a oggi i «banconi» sono passati da 3.531 a 3.868. Boom a Capriolo; meno esercizi a Sirmione e Salò.
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Aprire un bar è ancora un investimento redditizio? Per i bresciani pare proprio di si. Nonostante il periodo di crisi, ai bresciani la prospettiva del bar non solo piace, ma piace sempre di più. A testimoniarlo sono i dati elaborati dalla Camera di Commercio cittadina. Tra il terzo trimestre 2007 e i primi nove mesi del 2013, Brescia e i 205 comuni della provincia sono passati da 3.531 a 3.868 attività, una crescita di 337 unità in sei anni tra bar, caffetterie, pub e birrerie, con la città e Capriolo a fare da traino, cresciute rispettivamente di 51 e 13 esercizi.

Quando si tratta di business professionale, tra caffè, cappuccini e brioche, aperitivi o cocktails, nessuno in percentuale batte Capriolo, capace dal 2007 al 2013 di un balzo in avanti del 100%. Il paese franciacortino contava su 13 attività ed è passato a 26, vedendo aggiungersi altri due «banconi» anche nei primi nove mesi di quest’anno.

Raddoppio anche in due centri più piccoli: a Bassano Bresciano, dove erano 5 e sono diventati 10, e a Trenzano, dove erano 6 e si è passati a 15. Cinquantuno invece le nuove attività a Brescia, passate dalle 785 attive il 30 settembre 2007 alle 836 dello stesso giorno del 2013. Di queste, 19 hanno aperto negli ultimi dodici mesi. 

Nessuno invece ha perso esercizi tanto quanto Sirmione, ben 9, con una discesa da 60 a 51, ma risultati poco brilanti riguardano altre due capitali del turismo bresciano: Salò, che ne ha perse 4 solo nell’ultimo anno, e Iseo che ne ha perse 5. 

Più triste il caso di Treviso Bresciano, dove le 2 attività presenti hanno chiuso entrambe. Gli altri due comuni bresciani senza bar sono Capovalle e Provaglio Val Sabbia.

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