Cultura

«Sogno» nella selva oscura. L'umanità dei disabili porta la luce

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«Sogno di una notte di mezza estate» come viaggio nella notte della mente, incubo nella «selva oscura» del nostro inconscio profondo, da cui si esce frastornati: è l'effetto che fa il testo di Shakespeare nella versione di Andrea Battistini, che ha debuttato con grande successo al Teatro Sociale, in apertura della Stagione di prosa del Ctb (fino al 21 novembre; info: 030.2928611).

Le due ore filate di spettacolo (che meritano ancora qualche asciugatura) iniziano con toni da tragedia greca. Gli attori (tutti bravi) recitano con pepli colorati su abiti neri che, con la scena nuda (il teatro a vista e un bosco di corde spezzate, parenti di quelle del «Sogno» di Peter Brook del 1970), ci ricordano che siamo nel mondo come rappresentazione.

Il teatro nel teatro (ma lo schermo sghembo e le prime battute dello spettacolo, registrate, evocano anche il cinema) è una specialità di Battistini. E infatti un grido dal fondo sala dà il via al plot che, dei quattro che compongono il testo, in genere è considerato minore ma qui diventa il cuore dello spettacolo: la «farsa» di Piramo e Tisbe, nell'intelligente intuizione registica, è il «teatro-terapia» di quattro disabili mentali, gestiti a fatica da una «maestra» (Chiara Di Stefano, molto brava anche nei panni di Titania).

Il quartetto è formato da: Totò Onnis, Alessandro Buggiani, Giovanni Rizzuti (che si segnala per doti comiche e per il pezzo del «cunto») e da un commovente Daniele Squassina (in versione autistica, con caschetto paracolpi). I quattro diventano spettatori del «Sogno», che si apre su un letto di foglie autunnali (le stagioni sono sovvertite dal litigio di Oberon e Titania), mentre una Fata volante (Veronica Forioso) sovrintende agli incantesimi di Oberon (Davide Perini, simile allo sterminatore di cartoons nel film «Chi ha incastrato Roger Rabbit?») e del «démone» Puck (Pietro Mossa) in versione esorcista.

La recita dei disabili (di grande effetto comico-poetico) ha il suo punto di forza nella difficoltà dei personaggi di distinguere tra realtà e finzione, così che essi portano la loro verità - e la struggente nostalgia di una canzone - dentro la finzione della scena. Freschi e di elegante fisicità Francesca Agostini, Bernardo Bruno, Marisa Grimaldo e Lorenzo Terenzi nelle parti degli innamorati.
Paola Carmignani

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