Cultura

Leone d'Oro all'Angola «bresciana»

Nell’installazione curata dal bresciano Rabolli Pansera le immagini di Edson Chagas rileggono lo spazio urbano.
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Leone d’Oro al primo colpo. L’Angola, debuttante alla Biennale d’Arte, si è aggiudicata il premio per la migliore partecipazione nazionale con il padiglione «Luanda, Encyclopedic City» curato da Paula Nascimento e dal bresciano residente a Londra Stefano Rabolli Pansera. Il premio è frutto del progetto condotto nel Paese Africano dall’agenzia Beyond Entropy, presentato già lo scorso anno alla Biennale Architettura, di cui l’allestimento di quest’anno è il proseguimento. I due curatori, entrambi architetti, sono partiti dal concetto di «Palazzo Enciclopedico» che dà il titolo alla Mostra di quest’anno, per lavorare su Luanda, capitale dell’Angola, come «città enciclopedica» di cui rileggere gli spazi attraverso l’opera del giovane fotografo luandese Edson Chagas.

«Non può esistere al mondo nessun "palazzo enciclopedico" inteso come edificio in grado di contenere il sapere dell’umanità - spiegano i curatori -, mentre una città può avere questa dimensione, nella capacità di accogliere molteplici potenzialità, energie, situazioni spaziali nell’unità di una forma, anche conflittuale, come quella urbana». Luanda, in questo senso, con i suoi sette milioni di abitanti è una città paradigmatica nella compenetrazione di spazi privati e pubblici, città e campagna, infrastrutture e abitazioni, e nella compresenza di funzioni disparate negli stessi spazi.

Già lo scorso anno il Padiglione Angola alla Biennale Architettura aveva evidenziato questa realtà presentando il progetto di una «infrastruttura vegetale»: la piantumazione, negli spazi urbani residuali della città di Luanda, della Arundo Donax, una varietà di canna capace di depurare le acque, trasformarsi in combustibile domestico, e di fare da polmone verde tra le baracche della periferia. Quest’anno il lavoro è stato condotto sul piano dell’immagine fotografica, come documentazione di un’operazione di rilettura dello spazio attraverso la scelta di oggetti abbandonati in discarica, e la loro ricollocazione in spazi apparentemente incongrui della città. Bottiglie vuote, scheletri metallici di sedie, giocattoli rotti, mobili sfondati recuperano qualità estetica grazie alla decontestualizzazione e alla assonanza che si viene a creare tra di essi e un muro sbrecciato, una grondaia, una porta sbarrata... L’assenza di figure umane nelle fotografie, in contrasto con la densità urbana e l’affollamento che caratterizzano la città, contribuiscono a creare un senso di straniamento metafisico che rafforza l’idea di risignificazione degli oggetti selezionati. Un’operazione concettuale che può avere una risonanza nella possibilità di rileggere e dare nuovo senso agli spazi urbani attraverso l’introduzione di forme, oggetti, situazioni apparentemente estranei.

Di Chagas (che recentemente ha esposto anche a Brescia, negli spazi di A Palazzo Gallery) sono state scelte 23 immagini, riprodotte in centinaia di copie collocate in pilette su pallets di legno distribuiti nelle sale di Palazzo Cini a San Vio, tra i dipinti rinascimentali e i mobili della collezione, in un contrasto voluto. I visitatori possono interagire raccogliendo i fogli che vengono poi «rilegati» in una copertina a costituire il catalogo stesso della mostra. Il progetto Beyond Entropy «ha anche un valore geopolitico - aggiunge Rabolli Pansera - non solo per lo scambio culturale tra Italia e Angola, ma anche per la proposta di concreti interventi urbanistici a Luanda».

Anche per questo, nei giorni scorsi il neo ministro per i Beni Culturali Massimo Bray ha scelto il Padiglione Angola per il primo incontro bilaterale con il suo omologo angolano.

Giovanna Capretti

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