Cultura

Guccini al Palageorge, applausi di tre generazioni

La notte bianca di Guccini è tutta rinchiusa al Palageorge di Montichiari, esaurito in ogni ordine di posto, dove il cantautore modenese ha presentato l’ennesimo show della sua infinita carriera. Un successo già annunciato e amplificato dai 5 mila tagliandi bruciati, come se i fans di tre generazioni avessero iniziato una frettolosa corsa all’oro per non perdersi lo spettacolo.
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La notte bianca di Guccini è tutta rinchiusa al Palageorge di Montichiari, esaurito in ogni ordine di posto, dove il cantautore modenese ha presentato l’ennesimo show della sua infinita carriera. Un successo già annunciato e amplificato dai 5 mila tagliandi bruciati, come se i fans di tre generazioni avessero iniziato una frettolosa corsa all’oro per non perdersi lo spettacolo.

Il protagonista, accompagnato da sei musicisti appena sale sul palco, viene immediatamente sommerso dagli appalusi, da vera star. E lui comincia la serata con un comizio. O meglio, va a ruota libera, una specie di canovaccio che segue le urla del pubblico, degli striscioni, delle bandiere. Sembra una chiaccherata tra amici, anche se a volte Guccini si perde dilungandosi eccessivamente, pur di dire quello che gli passa dalla mente. Vuole raccontare alle nuove generazioni le differenze di ieri e l’oggi, il buon Francesco, e questo è un gesto apprezzato dai giovani. Poi, i pezzi, quasi tutti successoni, «Canzone per un’amica», «Il tema», «Canzone delle osterie di fuori porta», «Vedi cara», «Canzone quasi d’amore». Il pubblico canta a tutto fiato, ma questa non è una novità. E’ una tradizione che si rinnova. Francesco non ama la tecnologia: «Oggi si mandano gli sms per licenziare dal posto di lavoro o per lasciare l’amata (o l’amato). «Ti ricordi quei giorni», «Eskimo», «Il vecchio e il bambino», e grandi successi da tripudio come «Auschwitz», «Dio è morto», «Un altro giorno è andato». Guccini canta queste canzoni da decenni, ma il fascino di un vecchio cantautore (ma anche scrittore e attore), trascina, come «La locomotiva» un treno pieno di ricordi, dove l’arte viaggia senza freni, ancora lontana, attraverso la via Emilia. «Ricordatevi che domani è il primo maggio». Le sue ultime parole.

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